Copertina 7

Info

Anno di uscita:2014
Durata:50 min.
Etichetta:Metal Mind Productions

Tracklist

  1. EXODUS (THE RED SEA CROSSING)
  2. THE RIDER
  3. WILD WOMAN (YOU OUGHTA KNOW)
  4. GUARDIAN OF YOUR HEART
  5. ONE MORE FOR ROCK’N’ROLL
  6. HEART OF STEEL
  7. THE RESISTANCE
  8. YOUNG BLOOD
  9. GET OUT OF MY WAY
  10. TRANSITION
  11. I DON’T WANNA LOSE YOU

Line up

  • Doogie White: vocals
  • Vinny Appice: drums
  • Marco Mendoza: bass
  • Iggy Gwadera : guitar
  • Jarek ‘Chilek’ Chilkiewicz: additional guitars
  • Wojtek Cugowski: additional guitars, backing vocals (on tracks 1, 2, 3, 5, 6, 7, 10)
  • Piotr Cugowski: guest lead vocals (on track 4), backing vocals (on tracks 4, 5, 8, 9, 11), additional acoustic guitar (on track 11)
  • Darek Switala: backing vocals (on track 5)
  • Tomasz Golab: bass (on track 5)
  • Szymek Synowka: drums (on track 9)
  • Marek Trojanowicz: keyboards
  • Dorota Wozniak-Mocarska: cello (on track 11)

Voto medio utenti

Anche se non abbiamo ancora a disposizione le necessarie “certezze” (“un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza e tre indizi fanno una prova”, sosteneva la celebre giallista Agatha Christie), dopo il recente “caso” dei California Breed, non vorrei che il prossimo trend del business discografico contemporaneo fosse all’insegna del “super-gruppo con guitar-hero emergente”.
WAMI, infatti, non è altro che l’acronimo dietro il quale si “celano”, attraverso le iniziali dei loro cognomi, personaggi dai curricula ampi e di comprovato valore come Doogie White, Vinny Appice e Marco Mendoza, mentre la lettera finale della sigla è accordata al nome di Iggy Gwadera, giovanissimo chitarrista tanto abile ed esuberante da impressionare Mendoza durante un’esibizione degli Anti Tank Nun (gruppo in cui milita con Tomasz ‘Titus’ Pukacki degli Acid Drinkers) a supporto dei Thin Lizzy e dare l’avvio, di fatto, al progetto in questione, completato attingendo alla florida agenda di “amicizie qualificate” verosimilmente in possesso del bassista californiano.
Con il titolo vagamente “sfacciato” di “Kill the king”, esce per la Metal Mind Productions il primo frutto concreto di questa collaborazione, una celebrazione della storia dell’hard britannico (Sabs, Purple, Rainbow, Whitesnake, con l’aggiunta di un pizzico dell’Ozzy solista …) sicuramente poco “imprevedibile” e tuttavia davvero assai gradevole per intensità espressiva e per felice approccio compositivo (da rilevare che la stesura dei brani è in gran parte appannaggio dei fratelli Cugowski, contributori anche in fase esecutiva assieme ad altri ottimi musicisti polacchi) ad un soggetto musicale straordinario e altrettanto inflazionato.
In tale contesto, inevitabile che i riflettori siano puntati su Gwadera e diciamo subito che l’imberbe carneade si disimpegna con una certa disinvoltura, esibendo ricchezza di fraseggio e solos ficcanti, senza “strafare”, limitando lo sfoggio delle sue doti tecniche sicuramente rilevanti alla funzionalità dei pezzi, sempre piuttosto equilibrati e focalizzati.
Insomma, nonostante le palesi fonti ispirative, il disco soddisfa e coinvolge, non eccede nel facile calligrafismo e procurerà, ne sono persuaso, vibrazioni positive a tutti i fans del genere, che potranno deliziare i propri apparati cardio-uditivi con adattamenti piuttosto convincenti della loro materia preferita, qui denominati “Wild woman (You oughta know)”, "Guardian of your heart” (cantata in coppia con il sorprendente Piotr Cugowski …), “Heart of steel”, "Young blood” e “Transition”, fino ad arrivare all’irresistibile spinta drammatica di "Exodus (The red sea crossing)”, che mi consente di sottolineare le capacità interpretative e la brillante duttilità vocale di Doogie White, almeno nel governatorato della fonazione modulata presieduto da Gillan, Coverdale, Dio e Joe Lynn Turner.
Nell’attesa di verificare quale sarà la prossima “moda” del rock-biz, godiamoci “Kill the king” … i “Re” non rischiano l’incolumità (artistica) e possono stare tranquilli, ma la loro gloria imperitura passa anche per l’influenza esercitata su “sudditi” autorevoli come i WAMI.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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