Candidato al premio "
Copertinademmerda" 2014 (a breve tutte le info sul nostro portale), arriva il primo full legth dei
The Shell Collector, duo tutto italiano dedito ad una stranissima ed interessantissima commistione tra generi, tanto da risultare decisamente di difficile catalogazione. Potremmo, semplificando al massimo, considerarlo come un esperimento poggiante una una base prog rock, sulla quale si innestano contaminazioni elettroniche, folk, alternative e chi più ne ha più ne metta. Il progetto di Enrico Tiberi e Manuel Coccia, infatti, offre talmente tante differenti nuances che è molto più facile ascoltarlo, senza il minimo preconcetto, lasciandosi solamente trasportare in una sorta di dimensione onirica parallela, in cui tutto, dai suoni alle immagini alle parole, serve lo scopo di estraniare l'ascoltatore da se stesso, in una sorta di spersonalizzazione consapevole.
"
The Mean" apre con un sound che mi ricorda i più recenti Pain of Salvation, per poi virare su atmosfere più cariche; "
Amber" incorpora un tempo sincopato che fa molto Police con il solito testo strano ed obliquo, ed un ritornello stranamente arioso e quasi hard rock. Ma le stranezze sono solo cominciate... "
A Sailor" suona apocalittica e malata, in un continuo saliscendi emozionale e strumentale; "
Take your Time" fa dell'elettronica un tappeto per chitarre morbide e sognanti, "
The Filter" parte acustica che sembrano gli Eagles, per poi 'sporcarsi' con suoni quasi inquietanti; "
Le Ombre" torna a pestare, quasi Mars Volta nella 'stortura' sonora. Una continua sarabanda sonora che si conclude con la bellissima "
What it Is", mid tempo in cui la ricerca sonora viene portata alla perfezione, con un brano emozionale e sorprendente.
I The Shell Collector dimostrano una maturità ed una chiarezza nelle idee e negli intenti che fanno quasi impressione. Pensare che dalle nostre parti si produca musica di questo livello, pur non essendo minimamente una proposta commerciale, mi fa sempre ben sperare per le sorti dell'Arte nel nostro bistrattato paese, dove la mercificazione e la massificazione della proposta musicale hanno rischiato (sono riuscite?) a rovinare uno dei maggiori veicoli di Cultura che la storia ricordi. Piacciano o meno, di bands come queste l'italia ha disperatamente bisogno. Open your minds. Open your ears. Please.
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