I
Wardruna non possono essere classificati solamente come una band metal, sono molto molto di più. Fondati nel 2009 da
Einar Selvik(anche
Kvitrafn), polistrumentista noto in diversi generi extreme metal (ex batterista dei
Gorgoroth, mastermind dei
Jotunspor), propongono un'opera di rievocazione mistica dell'antico Nord attraverso una trilogia discografica che ne esplora i lati più misteriosi e segreti. I membri chiave del nucleo dei
Wardruna sono, oltre a Kvitrafn,
Gaahl (Kristian Espedal) e
Lindy-Fay Hella, entrambi interpreti vocali della musica e dei testi imbastiti dalla mente di Selvik. Il fulcro del lavoro wardruniano è il
Futhark (o meglio
Fuþark, rispettandone la grafia originale) l'antico alfabeto runico, forma scrittoria delle remote tribù germaniche, conosciuto ai più per essere stato il carattere adoperato dai vichinghi. Molto vi sarebbe da scrivere sulle rune e sul loro significato, ma non è questa la sede, anche se sappiamo che la maggior parte del popolo metallico ha nozioni sull'argomento. Per precisare possiamo solamente sottolineare che i
Wardruna raccontano il
Fuþark antico, ovvero quello a 24 simboli, che si distingue dal
recente, ridotto a 16 (mutamento grafico verosimilmente avvenuto durante il passaggio della antica lingua germanico-settentrionale da proto-norreno a norreno). La trilogia intitolata
Runaljod (composto dall'antico nordico, runa, it.
runa + ljoð, it.
verso o strofa di una canzone, stante a significare anche
un incantesimo contenuto in un verso) è appunto la resa musicale dell'alfabeto runico al quale la band dice di affiancare la lettura preparatoria di testi come l'
Hávamál (la
Canzone dell'Alto, monologo di Odino carico di allegoria e di elementi fondamentali della cultura della Scandinavia che fu) e il
Sigrdrífumál (altro testo rilevante nella letteratura antico-germanica che narra dell'incontro fra Sigurðr e la valchiria Brynhildr, il cui contenuto si concentra sulla magia runica) entrambi contenuti nell'
Edda Poetica, raccolta di poemi norreni che non ha certo bisogno di presentazioni. Alla base di
Runaljod vi sono molti anni di studio di tutto l'universo antico-nordico, con in aggiunta ricerche sul campo al fine di rievocare il linguaggio musicale della cultura norrena avvicinandosi ad elementi il
galdr (la canzone magica, o l'incantesimo, anche stregoneria. Intonati durante alcuni riti, da uomini e donne) e il
seiðr (il grande potere magico devastante ed ambiguo dei Vanir, conosciuto da Odino e dall'indefinibile Loki). Ogni parte della trilogia è costituita da otto rune del Fuþark antico, anche se non in conformità con l'ordine dei degli
ætt (tre gruppi di rune da 8), usuale approccio seguito quando si tratta questa variante (il primo sarebbe stato il "fehu aett" ᚠ ᚢ ᚦ ᚨ ᚱ ᚲ ᚷ ᚹ, serie
fuþarkgw). Kvitrafn, oltre al lato erudito, si è concentrato pure sulla ricostruzione di antichi strumenti con materiali dell'epoca, dalle pelli di animale, alle corna, fino al legno rubato alle zone che riecheggiavano maggiormente l'essenza della runa sviscerata. Le stesse registrazioni sono state compiute all'aperto, nei luoghi in cui l'artista riteneva fossero in grado di riportare alla vita l'ancestrale potere del simbolo. Fra gli strumenti utilizzato si hanno diversi tipi di percussioni, la mouth harp, la tagelharpe (conosciuta come la lira vichinga), le celebri corna di capra, il violino Hardanger (originario della Norvegia), oltre a numerosi suoni provenienti da elementi naturali come acqua, pietra, ossa, fuoco, di modo da trasportare sempre più l'ascoltatore nell'atmosfera della magia runica. Si pensi che le prime registrazioni appartengono al 2002-2003 e che l'uscita della prima versione è del 2009. Questa che ci troviamo a presentare è una ristampa di quest'anno, il 2014.
Passando a questo primo capitolo, dal titolo
Runaljod - gap var Ginnunga (il
Ginnungagap è il
grande vuoto, il
chaos primordiale, l'
abisso cosmico esistente prima della Creazione narrata nel
Gylfaginning), si hanno 12 pezzi per un viaggio mistico di cinquantadue minuti circa. Per quanto queste tracce possano essere separate, in realtà sono unite dal un filo che le lega indissolubilmente, in un climax ascendente di poesia e sensazione, fermare lo scorrere della musica è solamente un sacrilegio. Ci si trova di fronte ad un rituale, attentamente studiato e strutturato. Dalla interlocutoria opener
Ár Var Alda, riflesso della natura che circonda il processo creativo dei
Wardruna, nella quale troneggiano i corni e i violini di Hardanger, in un vortice oscuro, presagio del percorso spirituale che si sta per compiere. Si passa ad
Hagal (runa *
Haglaz, ᚺ ᚻ, la
precipitazione, capeggiante al secondo
ætt, lo"haglaz aett"
hnijïpzs) dove esplode l'immagine espressa dal simbolo, come precipitazione si esterna tutto ciò che riguarda l'elemento dell'acqua, dalla pioggia, alla grandine, al vento, alla tempesta, i tuoni, i lampi sonori espressi dalle percussioni, fino ad una danza adornata dagli strumenti a fiato. Il tutto si spegne con il frusciare delle foglie degli alberi che conducono a
Bjarkan (runa *
Berkanan, ᛒ, la
betulla, appartenente al terzo
ætt, il "tyr aett",
tbemlŋdo) dove i canti ed il legno sono protagonisti, assieme alla mouth harp.
Løyndomsriss, flebile e misteriosa, porta ad
Heimta Thurs, sinistra, opprimente, stupenda. V'è poi
Thurs (runa *
Thurisaz, ᚦ,
gigante) gutturale conclusione della precedente che scorta a Jara (*
Jēran, ᛃ,
anno,
buon anno,
raccolto), dove la terra sembra prendere forma, ascendendo attraverso i canti ed i cinguettii degli uccelli.
Laukr (runa *
Laguz, ᛚ,
acqua,
lago) riprende il tema dell'elemento naturale dell'acqua ornato dal consueto canto solenne dei
Wardruna.
Kauna (*
Kaunan, ᚲ,
torcia), esaltazione del fuoco mediante una poetica danza del fuoco verbale, accompagna alla bipartita
Algir (runa *
Algiz, ᛉ, riconducibile al significato di
alce) pulsante e viva come il cuore di un essere vivente.
Runaljod - gap var Ginnunga si chiude con
Dagr (runa *
Dagaz, ᛞ,
giorno), l'ultima delle rune, traccia che simboleggia il risveglio dal lungo viaggio affrontato, figlio di un sonno profondo e assopente.
Si conclude qui il primo capolavoro dei
Warduna, che ha affrontato maggiormente le rune della natura. Da dire infine che il gruppo è stato incluso nella colonna sonora della serie televisiva
Vikings, fatto che porterà a Selvik e soci ulteriore notorietà. Il disco meriterebbe il massimo dei voti, ma per assegnarlo aspettiamo il compimento della trilogia con
Ragnarök.
Hagal (Live at Logen, 2011)