Ci sono delle bands che nascono per puro divertimento, giusto per sfogare un po’ le proprie pulsioni giovanili e che poi, non si sa perché, diventano qualcosa di più importante di una scusa per riunirsi con gli amici e fare un po’ di confusione … Con un piccolo beneficio d’inventario potrebbe tranquillamente essere questa la storia degli americani (Portland)
Cemetery Lust , giunti con
“Orgies Of Abomination” al secondo album nel giro di due anni (il debut
“Screams Of The Violated” era infatti uscito nel 2012). Ad un primo sguardo sommario si capisce quasi tutto … iniziando dalla solita copertina orgiastica in bianco e nero con varie ed eventuali figure immaginarie infernali (che poi è uguale a quella del debut album), tanto denim & leather, un po’ di sangue e una croce (rovesciata of course) ad abbellire le foto promozionali … Queste cose i
Bestial Warlust (veri precursori insieme a
Order From Chaos, di un certo battle/war extreme metal) le facevano meglio e in maniera più convincente ad inizio anni ’90…per “giudicare” ed entrare veramente in sintonia con questi cinque ragazzotti non dobbiamo perdere di vista l’essenza di questo gruppo che è il divertimento e la voglia di suonare quello che più gli piace in un sentito omaggio e ringraziamento ai loro idoli adolescenziali. Le note di
“Mass Grave Orgy” o le ritmiche thrash elementari di
“Ride The Beast” ,
“Cyborg Sex Machine” piuttosto che
“S.T.D. (Sexualliy Transmitted Death)” vi rimanderanno indietro nel tempo fino agli esordi dei titani del genere con continui, espliciti e ripetuti rimandi agli
Slayer di
“Show No Mercy” e in parte
“Hell Awaits”. Ora è ovvio che la band di Raipyst (bass e backing vocals) e Disgustor (drums) non è neanche lontanamente degna di essere paragonata a tale superiore entità, ma quelli tra voi con un minimo di conoscenza storico musicale, non mancheranno di sorridere all’ascolto di solos sconclusionati, riffs semplici lineari e ascoltati all’infinito, una voce sempre in bilico tra quella di Araya e quella di un qualsiasi black screamer, che fanno tanto retro/vintage anni '80.
“Orgies Of Blasphemy” è un album, sostanzialmente inutile, con brani che si assomigliano nelle intenzioni e nelle riuscita, “scapoccerete” volentieri nei 39 minuti dell’album, ma arrivati alla fine di
“Malefic Disturbation” vi chiederete perché mai avete “sprecato” il vostro malandato collo per dei brani del genere. Il black/thrash revival sembra non aver mai fine e continua, sempre più uguale a se stesso, a partorire band fotocopia che non hanno veramente niente da aggiungere a quanto detto in passato. Per facoltosi nostalgici.
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