Copertina 8

Info

Anno di uscita:2004
Durata:44 min.
Etichetta:Small Stone
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. FACE DOWN
  2. ALL RED HEADS ARE CRAZY
  3. THE DAMAGE THAT CAN BE DONE AT THE OCEAN
  4. SELF HELP
  5. PULP
  6. FINE FOOD

Line up

  • Erik Larson: drums, vocals
  • Ryan Lake: guitar, bass
  • Bryan Cox: drums

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E’ tradizione consolidata che a fine anno vi sia qualche uscita piacevolmente inattesa, una sorta di strenna natalizia da gustare con calma durante le feste.
Questa volta il regalo ci arriva dalla Small Stone, la quale pubblica ora l’interessante esordio degli Axehandle.
Si tratta di un progetto che coinvolge tre membri degli Alabama Thunderpussy, ed è una proposta piuttosto originale ed assai lontana dalla direzione della formazione-madre. Un sound che con un po’di fantasia si potrebbe definire heavy-tribal-stoner, infatti la sua caratteristica più immediata è il massiccio utilizzo di una coppia di batterie (Cox e Larson) che vanno a creare un debordante tappeto percussivo in ciascuno dei sei lunghi brani. Una base che si snoda selvaggia e con animo primitivo, sulla quale s’innesta il lavoro di Ryan Lake che alterna un pesante rifferama metal a torbide aperture liquide, una fangosa psichedelia sudista dal tono aspro e rustico che prende il sopravvento negli episodi più rilassati ed agrodolci come “All red heads are crazy” o nella seconda parte di “The damage that can be..”, una sghemba ed ironica semi-ballad dai contenuti truculenti.
Il resto sono bordate ritmiche da atterramento, terribili turbini metallici dal tiro belluino conditi da schizzi acidi e da vocals astiose, vedi “Face down” o la massiccia ed allucinata “Pulp”, brani volutamente ostici che circondano l’ascoltatore con strati di furia tambureggiante, chiudendo l’accerchiamento oppressivo con testi che parlano di vendette, massacri, mutilazioni, serial killer e perfino cannibalismo, una precisa sfida a chi vuole snaturare la musica heavy addolcendola con gioiose fiabe per adulti. Qui non ci sono allegorie fantasy, solo dura e spietata realtà anche nel gran finale hypno-stoner di “Fine food” (piatto a base di carne..), vero inno lisergico che sfoggia percussioni multilivello, stralunate litanie vocali e fluidi rovesci di solismi spaziali. Tossicità da brividi.
“Un trip cattivo dal quale non vorrete più uscire” è il lapidario commento di Larson all’album e la sua frase lo sintetizza molto meglio delle certosine descrizioni che potrei fare io. Ruvido e bombastico, fresco ed originale, l’esordio degli Axehandle riesce a portare qualche idea nuova in quel territorio al confine tra metal e stoner che sembra oggi il più vitale ed innovativo dell’intera scena. Disco da prendere senza indugio.

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