I presupposti fornivano indicazioni
contrastanti: da un lato il passato “commerciale” di Tave Wanning (nel duo di
pop adolescenziale Peaches) e la sua avvenenza oltremodo ostentata, tanto da farla già bollare come la
Britney Spears dell’hard-rock (e ricordando che una certa Lisa Dominique fu presentata a suo tempo come la
Madonna del metal, la cosa era ancora più preoccupante!) e dall’altro la presenza di Erik Martensson in cabina di regia, una garanzia di competenza e credibilità che “difficilmente” si poteva prestare a un gruppo prefabbricato sulle grazie della sua
frontwoman.
Alla prova dei fatti gli
Adrenaline Rush possono essere considerati una buona band di variegato
hard n’ heavy, capitanato da una
singer esuberante, in grado di affrontare con discreta disinvoltura situazioni espressive di natura abbastanza differenziata, tra ruvidi e viziosi
sleaze-numbers, digressioni
pop-metal e suggestioni di vaga ispirazione
AOR.
I nomi di Danger Danger, Motley Crue, Warrant, Treat, Crazy Lixx e Dokken, diffusamente citati nelle vesti di plausibili numi tutelari, appaiono, così, piuttosto adeguati all’interno di un repertorio dal carattere collettivo impetuoso e ricreativo, grondante di attraenti
cliché.
L’efficace riff cadenzato di “Black n’ blue”, l’impatto istantaneo della nota “Change”, delle
anthemiche “Generation left behind”, “Girls gone wild”, “No no no”, “Hit you like a rock” e della volubile “Oh yeah!” si contrappongono ai toni maggiormente passionali ed evocativi di “When we’re gone” e mentre "Want it all” sfodera un clima sfarzoso e assolato, l’ardore celtico “Playin’ to win” arriva addirittura a lambire certe atmosfere Gary Moore-
iane, per un risultato globale capace di allettare i sensi degli
aficionados, disturbati, in definitiva, verosimilmente solo dagli eccessi “consumistici” elargiti a “Too young to die”.
Il futuro ci dirà se gli Adrenaline Rush saranno un manieristico “fuoco di paglia” o un’autentica rivelazione della “scena” … per ora accontentiamoci di ascoltare un dischetto assai godibile e, magari, di fantasticare sullo sguardo “bricconcello” con cui Miss Wanning ammicca dalla sua copertina.
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