Allora … Keith St. John è un cantante straordinario, passato per Medicine Wheel e Montrose e “riscoperto” grazie al ritorno in attività dei Burning Rain, James Lomenzo è stato parte integrante di quel gruppo favoloso che risponde al nome di White Lion, il produttore Andy Johns ha lavorato per i Led Zeppelin … se aggiungiamo che il nome dei Midline (a me sconosciuto, invero) viene citato con una certa “enfasi” come un’eccellenza del curriculum del batterista Fred Fischer, direi che il
cast degli
X-Drive, per questo debutto intitolato “Get your rock on”, è abbastanza rassicurante e stimolante.
Come dite? Manca qualcuno?
Ah già, quasi dimenticavo Jeremy Brunner, un musicista ispiratissimo e completo, un
carneade assoluto che è la vera sorpresa di quest’avvincente formazione di
hard-rock bluesy, dacché, tra l’altro, è il fondatore del progetto e il principale compositore dell’opera.
Questa miscellanea di esperienza ed esuberanza ha dato origine a un albo davvero pregevole, saturo di
feeling genuino, di virtuosismi e di vitalità deflagrante, in un felice connubio tra rispetto per la tradizione e l’esigenza di renderla “fresca” e peculiare, svariando nei riferimenti “culturali” senza fossilizzarsi in una sola modalità espressiva.
Così, se vi erano piaciuti i Burning Rain, nella vostra preziosa discoteca gente come Whitesnake, Great White, Firehouse, Hurricane, Lynch Mob e Dirty White Boy occupa un ruolo predominante e gradite molto ascoltare quelle immarcescibili sonorità in forma ravvivata e produttiva, il mio suggerimento è di non farvi sfuggire l’occasione di vibrare di soddisfazione per l’ardente “Love’s a bitch”, per le cadenze ombrose di “Steppin’ on the rock”, per la melodia attanagliante di “Baby bye bye” e poi per le seducenti spigliatezze di “California”, una specie di Guns n’ Roses
meets Damn Yankees.
Dopo tale “assaggio”, continuare ad alimentare i propri sensi con il
riff e le armonizzazioni irresistibili di “Lay me down”, con l’eruzione Van Halen-
esque di "Turn the noize down”, con la digressione acustica alla Mr. Big di "Change of heart” o ancora con la
jam session Dokken / Whitesnake evocata da “Love breaks the fool”, diventerà una necessità inalienabile, lasciando al resto del programma, appena meno “saporito”, il compito d’integrare un banchetto emozionale alquanto succulento e appagante.
Divorateli.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?