Realizzato grazie al contributo dei fans, con una campagna di crowdfunding, "
Explorations" è il secondo capitolo "puro" di musica strumentale composta dal signor
Jordan Rudess, noto ai più per essere il tastierista di quel gruppetto là, quelli di New York che se n'è andato il batterista.
Al netto dunque di ogni velleità biografica, la qui presente recensione non vuol fare altro che raccontarvi un pò cosa c'è in questi 50 minuti scarsi di musica. E di roba ce n'è molta, perchè i vari movimenti che compongono questo disco hanno l'invidiabile capacità di fondere alla perfezione musica classica, fusion, aperture tipicamente DT, il tutto saldamente in mano ad un compositore, ed esecutore, geniale quando viene lasciato completamente libero di creare la musica che gli nuota nella testa. Sì, perchè (secondo me), il più grande pregio di un album come questo è far capire al fan medio dei
Dream Theater il perché, nella band "madre", Jordan tenda ad implodere, per così dire. Il discorso, per me, è presto fatto: Rudess è fondamentalmente un musicista (e che musicista) con una estrazione classica, il quale si piega facilmente, grazie alle sue straordinarie doti, a suonare praticamente qualsiasi cosa esista sul pianeta terra. Da qui a dire che i DT siano la sua collocazione naturale, ci passa un oceano. E un album come "
Explorations" ne è la dimostrazione definitiva e lampante: la dimensione ideale di JR è la musica sinfonica, visto l'enorme, impressionante potenziale di arrangiatore, oltre che di esecutore, che una band come i DT non potrebbe mai sfruttare, per ovvie necessità di brand. Questo è un signor album di musica classica contemporanea, che consiglio vivamente a chi ama l'arte, ma che sconsiglio con altrettanta veemenza a chi vi vuole cercare un qualche sentore di Dream Theater. Qui c'è l'estro, l'ego e l'innegabile talento di un prodigio dello strumento, ma non una nota che abbia a che fare con metal e affini.
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