Avevo un pò perso di vista gli Opera IX dopo lo split con Flegias e Cadaveria, e i successivi stravolgimenti della line-up. Li ritrovo oggi con una formazione cambiata per l'ennesima volta, e con un nuovo album dalle sonorità irriconoscibili rispetto al black metal melodico suonato in passato. Lo dico con grande piacere, da amante del black sporcato di atmosfere battagliere al limite del viking e del folk che solamente l'utilizzo di strumenti tradizionali (arpa, flauto, ...) sa supportare in maniera credibile. Gli Opera IX riescono anche in quella che ho sempre considerato un'impresa: comporre un'intro che non fosse messa lì in apertura per dovere ma per utilità. Nel nostro caso "Many Moons Ago" introduce in maniera esemplare la melodia portante di "The Serpent's Nemeton". Un aspetto in cui il gruppo nostrano non ha mai deluso è stata indubbiamente la scelta delle tematiche: questa volta l'album è dedicato all'Anfisbena, il leggendario serpente dalle due teste di cui già Plinio diceva "ha una doppia testa, vale a dire una testa anche al posto della code, come se non bastasse una sola bocca per trasmettere veleno". Non so se fosse nelle intenzioni del gruppo, ma fa piacere che la scelta sia ricaduta su un culto dei Longobardi. Dico ciò perché mi è capitato di leggere recensioni straniere in cui erroneamente veniva citato a proposito della musica degli Opera IX lo spirito guerriero e valoroso della gente vichinga, e l'adorazione degli dei del pantheon nordico... come se i Longobardi fossero stati da meno durante l'invasione dell'Italia e il successivo governo che diede inizio al Medioevo! La musica contenuta in "Anphisbena" è molto varia, diciamo pure troppo: a momenti di black melodico più tradizionale vengono alternati pezzi quasi completamente acustici, accompagnati anche da una voce femminile che mette in risalto ed impreziosisce l'uso di strumenti folcloristici tradizionali. E' in questi momenti che il nuovo cantante "M the bard" riesce a dare il meglio di sé, grazie ad una voce grave ed imponente. I pezzi non sono male, forse solo un pò dispersivi... ma è difficile resistere alla carica travolgente di "Immortal Chant", alla canzone della morte "Scell Lem Duibh", ma soprattutto la splendida title-track che rielabora alla perfezione la lezione dei Cruachan, con la cassa a sottolineare la melodia portante del pezzo. Chiude una versione sognante e malinconica di "One Road To Asa Bay", tributo al grande Quorthon, che mi riconsegna una band in grado di stupire ed emozionare. Ora spero solo che la line-up resti fissa e sia in grado di proseguire su questa direzione che potrà dare agli Opera IX grandissime soddisfazioni!
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