Giunti al secondo album per Candlelight, i britannici Towers of Flesh tornano a deliziarci con il loro blackened death metal cupo ed atmosferico a quattro anni dal debut “The perpetual paradox”.
Ci troviamo fra le mani canzoni molto lunghe (in media oltre sette minuti l’una) pregne di dissonanze e cambi di tempo in cui la parola d’ordine sembra essere “ammaliare”.
Le chitarre di Tom Hinksman e Anil Carrier non affettano né sminuzzano, bensì avvolgono l’ascoltatore (incauto?) con continui riff melodici, rallentati ad un midtempo di stampo religious (in alcuni passaggi si sente la lezione che i Watain hanno impartito a tantissime band estreme) alternati ad improvvise “esplosioni” black oriented che nelle intenzioni dei Towers of Flesh dovrebbero smuovere gli animi dell’audience estrema.
Il livello delle canzoni in “Antithetical conjurations” risulta uniforme, senza spunti o debacle clamorose, ma quando il dischetto ottico termina la sua corsa si ha l’impressone di aver già sentito il tutto da qualche altra parte…ma in band con molto più talento.
Un disco di maniera, per non dire da usare come sottofondo mentre affaccendati diversamente, che alla fine non scontenta né i palati fini, né quelli meno nobili ma che non farà a botte per trovare spazio nella vostra collezione.
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