Copertina 5,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:40 min.
Etichetta:Unique Leader Records

Tracklist

  1. FABRICATING BLISS
  2. THE VISITANT
  3. THE PAGEANTRY OF SAVAGERY
  4. PATTERNS OF FORCE PT. I
  5. PATTERNS OF FORCE PT. II
  6. PATTERNS OF FORCE PT. III
  7. PLACATE THE ANCIENTS
  8. (IN THE) ABSENCE OF SOUL
  9. CASTIGO CORPUS MEUM

Line up

  • Brian Hobbie Guitars
  • Keith DeVito Vocals
  • Jason Liff Bass
  • Chris Pervelis Guitars
  • Bill Tolley Drums

Voto medio utenti

Band che ha iniziato a muovere i primi passi nei primi anni 90 in compagnia di Suffocation e Immolation, gli Internal Bleeding non hanno però avuto la stessa carriera dei due acts sopra citati rimanendo in secondo piano durante l’esplosione planetaria del death statunitense.
Autori di album oltranzisti oscillanti fra death e brutal – loro autodefiniscono il loro stile come Slam Metal – sono sempre stati fin troppo debitori al sound di Terrance Hobbs & Co. e spesso etichettati come gruppo derivativo.
A mio avviso qualcosa di buono lo hanno combinato – specialmente nel debut “Voracious contempt” – ma troppo poco per far uscire il nome dalla cerchia dei deathster più oltranzisti, inoltre la sospensione dell’attività dopo la pubblicazione di “Onward to Mecca” nel 2004 ha contribuito a spedirli in fretta nel sempre più affollato dimenticatoio.
Dieci anni dopo gli Internal Bleeding han deciso di riprovare a dare una svolta alla loro vecchia/nuova carriera dando, invero piuttosto inaspettatamente, alle stampe il qui presente “Imperium”.
Bastano poche note dell’opener “Fabricating bliss” per capire che non c’è stata nessuna evoluzione né maturazione durante la cessata attività, il sound è rimasto quello dei primi anni 90.

E purtroppo gli stessi difetti di produzione.

Suono delle chitarre troppo debole ed asciutto, batteria fastidiosamente sopra le righe e linee vocali troppo monocorde. Il riffing abusa di ritmi sincopati per stare dietro al cantato cadenzato di Keith De Vito e ogni brano sembra procedere con il freno a mano tirato.
Qualcosa di buono – non di strepitoso - si comincia a vedere a partire da “Patterns of force – act 1” ma il problema vero è arrivare alla quarta traccia senza avere la tentazione di estrarre il cd in anticipo.
In generale il disco non decolla e non appassiona, continua a mancare quel quid che già mancava 20 anni fa e davvero non capisco perché insistere nel rianimare un cavallo morto e putrefatto che riposava bene nel proprio sepolcro.
L’unico vero miglioramento sta nella scelta della copertina di “Imperium”. Quelle passate erano di una tristezza desolante.

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