Si è dovuto attendere ben 4 anni per ascoltare il successore di “Demonoid”, ma i
1349 non sono di certo stati fermi, coniugando esibizioni nei principali festival estivi europei all’attività dei singoli componenti nelle loro band principali.
“Massive cauldron of chaos”, quinto album dei norvegesi, vede un ritorno massiccio alle sonorità più tradizionali del black metal lasciando intravedere interessanti passi avanti a livello di songwriting.
Ultrafurioso e distruttivo nella sua linearità, per nulla sperimentale e privo di aperture, “Massive cauldron of chaos” si abbatte sull’ascoltatore come una cascata di mattoni sulla testa.
Gran parte del merito - chi lo avrebbe mai detto? - va al drumming forsennato di Frost che, come sempre accade quando non suona nei Satyricon, martoria le pelli come se non ci fosse un domani per quasi quaranta minuti.
A mio avviso non ci sono canzoni di punta, anche se si è optato per “Slaves” come singolo apripista con l’immancabile video, e sul finire dell’album si possono ascoltare le cose migliori quali l’intensa “Golem”, “Chained” (sembra uscita dalla penna di Tom Warrior… ma più veloce!) e l’apocalittica “Godslayer”.
Più vicino allo spirito che contraddistingueva “Hellfire” rispetto a quello di “Demonoir” (e, fortunatamente, ancor più lontano da quello di “Revelations..”), “Massive cauldron of chaos” non è un album che riscriverà le coordinate del black metal odierno, ma piacerà molto a chi è vuole trascorrere qualche ora lontano da sperimentazioni, depressioni e dissonanze assortite.
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