Che il black metal abbia numerosi estimatori e una attiva scena nel Sud America è ormai assodato da diversi anni. Questa volta volgiamo il nostro sguardo al lontano Cile e ai suoi degenerati figli Animus Mortis che dopo un lunghissimo silenzio hanno deciso di dare seguito al debut “Atrabilis” dell’ormai lontano 2008.
Con “Testimonia” si scende di prepotenza nell’abisso del black metal rituale in cui il suono delle chitarre è basato principalmente sulla dissonanza piuttosto che sulla successione di riffing taglienti. Le linee vocali sono costituite da inneggiamenti all’oscurità e alla misantropia, in maniera fin troppo teatrale direi, ma nel complesso attinenti con la proposta musicale del quartetto.
Non mancano inserti particolarmente melodici (v. l’inizio di “Hyperbole of senses”) senza però svoltare completamente nel depressive – le ritmiche intense della batteria lo escludono – aperture che costituiscono la cosiddetta “variazione sul tema” nel songwriting di “Testimonia”.
Nella sua complessità è un lavoro godibile e “quadrato”, anche se già a metà percorso ha detto tutto quello che doveva dire, scorrendo senza particolari sussulti dell’animo fino alla conclusiva “Vibrations for the immaterial”.
Solo per appassionati.
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