Primo lavoro sulla “lunga distanza” anche per i Livida, licenziato dalla Load Up – Lake Records, divisione discografica dell’ormai famigerato Red House Recordings (diventato, a pieno merito, vero marchio di qualità), nata “… con l'intento di fornire strumenti efficaci per garantire un futuro alle coproduzioni dello studio …”.
“Alternative” rock cantato in italiano, che sa avvicendare approcci energici a sonorità levigate (indirizzate piuttosto chiaramente alla ricerca del consenso su vasta scala), discretamente interessante e strutturato, sul quale aleggia, in modo talvolta abbastanza evidente, l’influenza di bands come Negrita e, in misura ancora maggiore, Afterhours (per parallelismi riscontrabili nelle incastellature vocali e musicali), espressa in brani che non sempre riescono completamente a colpire nel segno, nonostante la buona predisposizione compositiva e la padronanza tecnica esibita dal gruppo.
Le canzoni vengono attraversate dalle ambientazioni “tormentate” e coinvolgenti tipiche del fenomeno grunge e questo accade spesso sia nei brani più “diretti” sia in quelli maggiormente intimisti: eccolo manifestarsi nella nervosa “Questione di tempo”, che inaugura il disco in modo senz’altro adeguato, per esplodere in tutta coerenza nella possente “Trono” e dopo essere apparso anche nelle altre tracce del disco, svelarsi, questa volta nella sua versione orientata all’introspezione interiore e melodica, nell’ottima “Autunno”, dove, oltre all’influsso delle atmosfere Afterhours, riecheggiano le sonorità degli Alice in Chains nelle loro visioni acustiche (così magnificamente espresse in album come “Sap” o “Jar of flies) e non credo sia un caso che i componenti dei Livida (escluso il chitarrista e seconda voce Aldo, tra l’altro uscito dal gruppo dopo la registrazione di questo full-length) provengano da un intrigante progetto denominato Acoustical Grunge Quartet, con il quale hanno riproposto in chiave unplugged i brani dei migliori esponenti del Seattle sound.
Menzioni necessarie anche per “Creatura perfetta”, “Mantide” e “Respiro”, che seppur debitrici nei confronti del gruppo di Manuel Agnelli (sempre più seminale e assolutamente meritevole di tutta la considerazione che attualmente gli viene tributata), appaiono tracce ben realizzate ed appaganti, per le maggiormente estrose digressioni strumentali di “Pelle al miele” (bello il ritornello) ed ancora per l’intensa “Timidi risvegli”.
Leggermente sottotono la blueseggiante “Oltre il viaggio” (comunque caratterizzata da un discreto “tiro”), mentre sono da considerare come piccoli passi falsi la prevedibile “Lividi e brividi” e le anonime “Diversamente uguale” e “Vuoto a perdere”.
Debutto di buona caratura per una formazione di sicura preparazione e notevoli possibilità, alla quale si può chiedere soltanto un minimo d’originalità e poliedricità (per evitare quel senso d’eccessiva linearità di cui soffre un po’ il songwriting di questi pezzi) in più, per essere in grado di confermarsi in modo definitivo all’interno dello scenario rock nazionale.
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