A dieci anni dalla nascita ed a quattro dall'ultimo ingresso in studio, tornano i
Nerodia, formazione capitolina dagli esordi thrash/punk che si è evoluta in un mix di death, black, thrash e melodia già proposti nel precedente
Heretic Manifesto, disco tutt'altro che da ricordare ma proprio per questo era alta la curiosità di scoprire e saggiare i progressi della band. Progressi che, purtroppo, sono da rimandare. Con una line up rimaneggiata che vede l'ingresso del bravissimo
David Folchitto di provenienza
Stormlord (qui inspiegabilmente limitato), i
Nerodia compongono quattro tracce (e una cover dei
Mercyful Fate) per un EP che suggella il contratto con la Revalve Records.
Thrash e black metal si fondono nella loro proposta in maniera perfettibile, ce ne rendiamo conto subito dall'opener
Selfsick Madness, un tantino monotona sia come riffing che come struttura, infarcita di assoli molto sporchi ed approssimativi che occupano tutta la parte centrale della canzone. Avanzando con le tracce non va molto meglio, i riff rimangono molto semplici (spesso elementari power chord) e diverse porzioni delle canzoni sembrano un po' scollegate tra loro. Si salvano in parte
The Birth of the Dragon, brano dal songwriting meno prevedibile e più interessante ma affogato da assoli lunghi e molto poco precisi e
Under My Black Wings ed il suo discreto riffing. In generale nel suono c'è poca profondità, tutti gli strumenti sembrano sullo stesso livello, pare quasi un demo. Chiude la cover di
The Uninvited Guest che manca di spinta, quando dovrebbe esplodere s'ammoscia e l'espediente delle tre tracce vocali non aiuta nella prestazione. Il mix di
Sodom e idee poco chiare è da rivedere.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?