"
A Bergen ho lasciato il cuore", sarebbe una frase che userei senza dubbio se nella bella cittadina norvegese c'avessi mai messo piede.
Nella speranza di andarci (magari a vivere, sogniamo che è gratis) prima o poi, avviciniamoci spiritualmente con gli
Hellish Outcast che proprio da Bergen provengono e che giungono con questo "
Stay Of Execution" al loro secondo album, il primo edito dalla francese
Listenable dopo il buon successo del debutto autoprodotto "
Your God Will Bleed", uscito un paio di anni fa.
Prodotto da un personaggio di prim'ordine come
Russ Russell, in questi giorni impegnato se non erro con i
Napalm Death ed in passato con
Evile e
Dimmu Borgir, e registrato nei leggendari
Grieghallen Studios proprio a Bergen (c'è bisogno di qualche nome?
Enslaved, Emperor, Immortal, Burzum possono bastare), "
Stay Of Execution" è un disco ibrido, non è pienamente death metal, non è hardcore, non è postqualcosa, non è brutal e non è thrash, sebbene abbia un qualcosa di tutte queste correnti. A seconda dei brani, una o l'altra influenza emergono maggiormente, ma non c'è una corrente unitaria che riesca a legare tutto il disco.
Questo potrebbe rappresentare un vantaggio, eliminando alla radice il problema della ripetitività e della monoliticità, ma dall'altra potrebbe additare gli Hellish Outcast come una band che non si sa cosa suoni e farla sprofondare nel pericoloso marasma, già ampissimo, di gruppi di cui si dimentica il nome dopo mezzo ascolto.
E' anche vero che
Martin Legreid e compagni sembrano riuscire meglio in brani maggiormente tirati, mentre in altri più contorti e melodici (che peraltro sono quelli dove la band vorrebbe andare ad osare maggiormente, dimostrandro la propria propensione alla modernità) a-là-
Misery Loves Company tipo "
Heresiarch" appaionomeno efficaci e più incartati, ma raramente il risultato finale sconfina sotto la sufficienza.
Di tutt'altra pasta, sebbene notevolmente più ordinari e - ammettiamolo - meno personali, brani come "
Hunter Supreme", dove la sensazione è quella di aver messo su qualche vecchio (bel) cd dei
The Haunted.
Un paio di gradite comparsate come quelle di
Silje Wergeland dei
The Gathering e di
Bjørn Ognøy degli a me totalmente sconosciuti
Ognoise e
Solstorm non modificano sostanzialmente il valore di un disco più che valido, ben urlato da
Thebon ex
Keep of Kalessin, suonato ottimamente così come ottimamente prodotto, privo di picchi continuativi massimi ma ricco di spunti più che gradevoli ed indovinati.
Senza dubbio una band che, come si sente parlare in giro, vede nella prestazione live il suo fiore all'occhiello. Nell'attesa di trasferirsi a Bergen, un attento ascolto a "
Stay Of Execution" potrebbe aiutare a calarsi meglio nel "quieto" vivere norvegese.
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