Immortalati nella cover come un gruppo di supereroi dell'era vittoriana ("League of extraordinary gentlemen"), e nell'artwork interno una serie di comic-strip illustrate a cui è associata ogni canzone (da non perdere la versione limitata in digibook), con un banner sulla sinistra ad indicare la sesta release in 10 anni di carriera ed il titolo associato ad un trucco teatrale creato nel 1862 da Henry Pepper che, tramite l'utilizzo di vetri e specchi, dava l'illusione della presenza di fantasmi sul palco (metafora usata nelle lyrics, tutte scritte da Clive Nolan, che trattano i vari aspetti della personalità umana).
Si era parlato di grossi cambiamenti, ma fortunatamente non sono stati così drastici: il sound si è fatto un po' più heavy, specialmente in alcune parti di chitarra di Mitchell, e questo penso sia dovuto in parte alla fortunata collaborazione di Nolan con Karl Groom in fase di produzione (i due avevano già lavorato insieme per il mixing di "Arena live"), per cui non vi sarà difficile riconoscere in alcuni brani l'impronta hard-prog tipica del sound dei Threshold, inoltre si registrano ulteriori miglioramenti nel drumming di Pointer così come nel cantato di Sowden, che si adatta splendidamente all'atmosfera di ogni brano come un attore sul copione di un film.
Eccezionale l'intro strumentale che apre alla grande "Bedlam fayre", affidato in gran parte al duo Nolan - Mitchell, con il ritmo che si impenna e cala inframmezzato dagli squarci aperti dai solos di Mitchell. "Smoke and mirrors" alterna momenti delicati ad altri più heavy-prog, con un refrain corale in stile Threshold ed una parte centrale condotta magnificamente da Nolan e Mitchell che si alternano in un crescendo entusiasmante, un suono di carillon apre "Shattered room"(un po' come già succedeva in "Solomon "da "Songs from the lion's cage"), che si sviluppa poi in una serie di cambi di tempo dove abbiamo modo di notare un sempre più presente e stilisticamente rinnovato Mick Pointer, mentre il lavoro alle chitarre di Mitchell predomina su Nolan dapprima in modo fluido ed aggraziato, per poi scatenarsi dopo il quinto minuto in una sorta di melodic power style aiutato da una sezione ritmica (basso-tastiere-batteria) che lo sorregge senza avere il sopravvento su di lui e lo conduce in modo strepitoso ad un magnifico solo che chiude il brano. "The eyes of Lara Moon" vede all'inizio Sowden accompagnato solo da chitarra acustica e batteria, è forse il brano in cui ritroviamo totalmente il tipico sound Arena, con il cantato molto in stile drammatico-teatrale e la ritmica di Mitchell sempre molto presente, refrain corale melodico e finale che ci riporta alle atmosfere di inizio brano, "Tantalus" parte come una ballad cupa che vede Sowden accompagnato solo dal piano, ed il suo cantato riflette in pieno il testo che parla di pazzia ("trust in noone, driven insane by the conscience, the closer I get, the further I am, the journey I make is the curse of the damned, the distance I go is no distance at all"), nella seconda parte c'è un alternarsi di momenti hard e atmosferico-melodico-acustici che portano ad un catchy refrain corale nel finale ("tear away the chains, free me now, let me go"), ancora concluso da un sempre più strepitoso lavoro di Mitchell. "Purgatory road" ha un intro di chitarre stridenti e lancinanti, interrotto dalla magniloquenza di sua maestà Clive Nolan, è ancora un brano molto "Arena", semplice, melodico, non fosse per una brusca accelerazione strumentale nella parte centrale (questa volta condotta prima da Nolan, poi da Mitchell). I 13 minuti di "Opera fanatica" si aprono con un intro operistico (tenore e voce femminile, una cosa simile era già stata usata da Nolan coi Pendragon in "The masquerade overture"), che lascia spazio ad un'esplosione strumentale di chitarre dal passo veloce, cascate di tastiere, drumming sostenuto e basso pulsante, cambi di tempo, interludi con refrain corali in cui interviene ancora un tenore a sostegno ("The king is dead, so worship me"), eterni duelli chitarre-tastiere, il tutto senza mai perdere di vista la materia prima che caratterizza le composizioni della band inglese, la melodia.
Se vi piace il new prog melodico e raffinato, se avete adorato "Suburface" dei Threshold,se siete delusi dall'ultimo Spock's beard, se non volete un disco che vi rimanga a prender polvere dopo il primo ascolto, Welcome to the cage!
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