Secondo album solista per Victor Smolski, attualmente chitarrista/tastierista dei Rage, che in questa sua opera si avvale della collaborazione di grandi artisti, nonchè suoi amici, quali i colleghi nei Rage Peavy Wagner (basso) e Mike Terrana (batteria), Steve Smyth (Testament, Nevermore, chitarra) Stefan Leibing (Primal Fear, chitarra), Bernd Aufermann (Running Wild, chitarra) Alex Beyrodt (Silent Force, chitarra), Sascha Gerstner (Helloween, chitarra), l'asso della fusion Michael Sagmeister (chitarra), il grande Uli Jon Roth (chitarra), ed altri ottimi musicisti. Il sound che ne esce è un'opera strumentale sinfonica sulla base delle composizioni del Maestro Johan Sebastian Bach, ma reinterpretate in chiave moderne con l'aggiunta di partiture fusion e jazz, che a mio parere rendono l'intero lavoro un ibrido musicale che non si può catalogare propriamente come neo-classical symphonic metal. Indiscutibile l'apporto a livello tecnico tecnico dei musicisti che hanno collaborato con Smolski in questo disco, lo stesso vale per la Inspector Symphonic Orchestra che fornisce a Smolski un delicato tappeto sonoro/sinfonico su tutte le songs di "Majesty & Passion".
Si parte subito con la consueta intro di neo-classical metal ("Majesty & Passion") in cui la ruvida chitarra di Smolski apre le danze con una dolce melodia accompagnato dagli archi dell'orchestra, e qui si nota subito la buona produzione del disco: suoni belli corposi e puliti, strumenti che si distinguono nettamente l'uno dall'altro. La successiva "Courante", parte della prima Suite, ha un ritmo più cadenzato e un mood glorioso e pomposo, ma Smolski non aggiunge niente di più al refrain della canzone, insomma pochi virtuosismi e tante melodie. Stesso discorso vale per "Gavotte";ma a rendere più interessante la song ci pensa il fusion-guitarist Michael Sagmeister con un formidabile ed intricato assolo fusion-style, che però a mio avviso c'entra poco niente con la musica classica e particolarmente con la musica del Maestro J.S. Bach. Sulla stessa scia la gioiosa "Forlane" in cui Smolski esegue un paio di ottimi assoli, forse i migliori dell'intero album, eseguiti con la tecnica di sweep arpeggios. Mike Terrana, sempre preciso e puntuale, con un bellissimo pezzo di batteria apre il minuetto "Minuet" in cui compare anche una parte narrata che vede come attori J.S. Bach (Mike Terrana!?!)oltre ad un uomo e una donna che prendono in giro il Maestro che in questa parte appare come un simpatico giocherellone ....la cosa strana è che mi sembra che il carattere di Bach fosse l'opposto... Roba da rivoltarsi nella tomba...
La track "Chapter 6" tratta dal "Concerto per Violino e Oboe" è un episodio veramente avvincente, con un ritmo mozzafiato e un'invasione stellare di scale neo-classiche eseguite con chitarra e tastiera da Smolski stesso. Il secondo minuetto dell'album ("Suite 2: Menuet") è una soave melodia classica realizzata con archi e chitarra classica, su cui irrompe successivamente un assolo jazz-fusion-classico, che per un attimo stravolge la song che però si riprende successivamente nel finale con il reprise della melodia iniziale. Talvolta questa miscela di generi è stili rende questo lavoro troppo caotico e di difficile apprendimento, come succede per esempio in "Sarabande" dove il ritmo jazz sulla base di partiture classiche ci azzecca veramente poco. Più avvincente ed emozionante la parte del "Concerto per 2 Violini" nella cui prima parte ("Chapter 1") si respirano atmosfere barocche in perfetto stile veneziano, mentre nella seconda parte ("Chapter 2") la soavità inimitabile della Sky Guitar di Uli Jon Roth ci regala una magica e sognante melodia sulla scia di quelle già assaporate nel suo grandioso album "Metamorphosis". Un episodio davvero magico e toccante, di certo non grazie a Smolski. La terza parte "Chapter 2", che chiude anche l'opera "Majesty & Passion", è una perla di neo-classico-barocco con una miriade di scale velocissime che ogni tanto vengono intervallate da parti più lente e melodiche dove si evince la grande preparazione di tutti i musicisti coinvolti.
Nel cd arrivatoci in redazione vi sono anche 4 bonus tracks presenti nell'E.P. "Destiny", il cui stile è nettamente diverso da "Majesty & Passion". Si passa dalla fusion-oriented "Rocket Rider" in cui Smolski si lascia andare a fughe chitarristiche precise ma poco comunicative, alla più riflessiva e lenta ""Day Without Your Love" più espressiva ed emozionante, anche se un po' ripetitiva. "Destiny" rappresenta l'unico valido ed interessante pezzo di questo E.P. in cui Smolski riesce egregiamente a far collimare la sua tecnica fusion con un ritmo veloce ed incalzante.
"Majesty & Passion" è un album appena sufficiente, che non riesce quasi mai a trovare una sua vera identità musicale. Inoltre Victor Smolski non si dimostra propriamente quel virtuoso che ci vuole far credere, dimostrandosi molto più a suo agio nelle parti fusion e meno in quelle neo-classiche, che rappresenterebbero le coordinate guida dell'album in questione. Tutto ciò è veramente un peccato considerando il fior fiore di musicisti che hanno collaborato con lui in questo album. Le premesse c'erano tutte, ma il risultato è un album deludente che non presenta nulla di nuovo, nè dal punto di vista musicale nè sotto l'aspetto tecnico.
Chiamatela deformazione professionale, ma dopo aver ascoltato "Concerto Suite For Electric Guitar And Orchestra" di Yngwie J. Malmsteen e "Metamorphosis" di Uli Jon Roth, per promuovere a pieni voti un album di symphonic neo-classical guitar ci si aspetta molto di più.
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