Mike Alvord, un nome che difficilmente qualcuno si ricorderà, è però quel signore che ha suonato da ragazzino la chitarra su
Terror And Submission e
Mind Wars ottimi album di speed/thrash usciti sul finire degli anni '80 sotto il moniker dei californiani
Holy Terror.
Dopo essere stato inghiottito da un buco nero,
Mike riappare oggi con una nuova band chiamata
Mindwars, qui all'esordio, che riproduce una musica che dall'etichetta viene descritta come uno speed thrash con influenze di
Black Sabbath,
NWOBHM e
Soundgarden. Ossimori à gogo.
Dopo un buon battage pubblicitario e comunicazione gestita in modo ottimale, andiamo dunque ad ascoltarci questo
The Enemy Within.
Introdotti visivamente da una copertina che ci mette di tutto un po', il disco è un mix di thrash non troppo veloce e dal piglio magniloquente sentito migliaia di volte, con una voce registrata in uno sgabuzzino e la voglia di cantare di un'operaio il lunedì mattina. Molto buona la parte ritmica, soprattutto della batteria che però non può compensare da sola le incredibili mancanze di songwriting. Canzoni piatte, prive di idee anche quando cercano di metterla sul groove epico (
Masters of War,
Retrobution,
Lost) viene fuori qualcosa di stanco già in partenza. Apprezzabili
Chaos e
Speed Kills dalla buona carica e dai riff interessanti, caruccia Time In The Machine ma... non ci siamo. Senza voler fare gli stronzi e rispettando sempre chi suona il sacro metallo, i suoni non vanno, le strutture sono troppo semplici e manca la grinta.
C'è molto da rivedere.
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