Nell'ultima puntata della rubrica sono apparsi i
Leatherwolf; oggi "
Visual Lies" per cui vale lo stesso discorso.
Infatti in questo album i
Lizzy Borden mettono in atto un heavy metal molto anthemico e melodico che si stacca dai precedenti lavori.
Il risultato non è tra i più edificanti in termini di consenso visto che i Lizzy non vanno oltre una tiepida accoglienza al festival di Reading di quell'estate ed anche negli USA le cose non vanno meglio visto l'annullamento del tour con
Alice Cooper, sua principale influenza dal punto di vista visivo.
Il puro heavy metal mi vedrà sempre in prima linea, ma certi atteggiamenti del pubblico più oltranzista non li ho mai condivisi: come non premiare una band che suona tagliente, ben definita e di classe, rispetto alle orde barbariche degli
Omen (grande band nel suo genere, beninteso)? Perché non dare valore ad un sound scintillante rispetto ad uno impastato come i
Manilla Road (altra grande band)?
Ovviamente la risposta è facile, come nel caso dei Leatherwolf, anche i Lizzy Borden di "Visual Lies" suonano troppo americani per alcuni incorruttibili della fede, e poco importa se la proposta è dannatamente buona, grazie anche alla splendida produzione di
Max Norman che proprio nell'87 era al vertice del suono come testimonia un altro gioiello: "
License To Kill" dei
Malice, con cui i Lizzy Borden di "Visual Lies" condividono la precisione di esecuzione.
Eppure i Lizzy si erano costruiti una solida reputazione prima attraverso l'immancabile apparizione su
Metal Massacre (IV), vera e propria fucina di talenti, poi con il mini lp "
Give 'Em The Axe", per passare al classico "
Love You To Pieces", da molti considerato il migliore, ed arrivare al live "
The Murdress Metal Road Show" e "
Menace To Society". Questo "Visual Lies" doveva definitivamente consacrarli ma non fu così. Un vero delitto perché i Lizzy erano davvero grandi e capaci di un trasformismo stilistico rimarchevole, come testimonierà anche "
Master Of Disguise", l'ultimo dell'era classica, dove i nostri abbordano anche un suono che talvolta può essere limitrofo ai
Queensryche.
"
Me Against The World" e "
Shock" sono splendidi trattati di metal cromato ed anthemico, dalla presa facile ma minuziosi nei sapienti arrangiamenti deluxe, ed "
Outcast" rincara la dose che verte sempre sul piano/forte con un basso squadrato nelle ritmiche sempre fantasiose. "
Den Of Thieves" è speed e ricollega i Lizzy Borden con il passato di "Menace To Society", mentre la title track è il classico esempio di come si possa avere tempi ultra heavy, ma anziché comprimerli dilatarli che è una delle ricette di tutto il platter, cosa che avviene anche in "
Eyes Of A Stranger" dove l'arte per il riff risolutamente metal viene mitigato da un'andatura deluxe vicina ai
Dokken, ed anche il solo di chitarra è prossimo alla band di "
Under Lock And Key".
"
Lord Of The Flies" invece è maideniana secondo i loro parametri e "
Visions" esplora un certo gusto per il metallo epico per via delle pulsioni ritmiche ed un riff 'cavalcante'.
I Lizzy Borden hanno cambiato stile praticamente ad ogni album, mantenendo però sempre fede ad una scrittura tradizionale, "Visual Lies" è un altro classico del suo tempo e non riconoscerlo mi sembra un atto di lesa maestà.
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