Circa quattro anni fa avevo recensito il debutto autoprodotto dei siciliani
Fangtooth, ricavandone un’impressione sufficientemente positiva. C’era però la necessità di ulteriori progressi, cosa che si chiede quasi immancabilmente alle formazioni esordienti.
Ora ritrovo gli isolani che pubblicano un nuovo album, questa volta per Jolly Roger Records.
Se il primo brano è poco più di un’introduzione, il secondo in scaletta (“Of flesh and bolts”) mi permette subito due importanti considerazioni: la conferma di uno stile classic/epic doom alla Solitude Aeturnus, Doomdogs, Wall of Sleep, Procession, e l’evidente maturazione, crescita, arricchimento del quartetto.
Il sound risulta più corposo, innervato e incupito (“The wild hunt”), mentre sono ancora marcate appaiono le componenti epiche e ieratiche dell’approccio doom metal (“No tomorrow”). Una serie di episodi medio-lunghi, ben strutturati, dall’incedere cadenzato ed emozionale, con spazio ai momenti solistici ed una sezione ritmica robusta ed efficiente. Buone anche le parti vocali, meglio focalizzate che in passato.
L’episodio più rilevante è certamente “Scylla” (d’altronde, chi altri se non una band di Messina poteva avere un titolo del genere?..nda), uno sviluppo lento, sofferto ed occulto, nella tradizione dei primi Candlemass, ma il pregio del disco è soprattutto la sua omogeneità.
I sostenitori del doom italico, possono dare un meritato bentornati ai Fangtooth.
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