Arrivato nelle mie mani con l'etichetta "death metal", questo debutto dei finlandesi
Arkadia è in realtà un disco di heavy metal melodico che parte da lontano, visto che la band si è formata oltre dieci anni fa e, a forza di sgomitare e realizzare demo ed EP, è riuscita ad attirare l'interesse della conterranea
Inverse Records.
La musica proposta è quindi un heavy metal classico come concezione, melodico, evocativo in parte intriso di malinconia ma non privo di contaminazioni, sono infatti presenti sporadiche tastiere, violini e diversi stralci di canzone cantati con growling vocals. Per dare una vaga idea pensate ad un incrocio tra
Sentenced, Iron Maiden, Paradise Lost, Tyr, Falconer e
Amon Amarth, che come idea non è neppure malvagia, ma nei fatti è molto perfettibile. Il cantato di
Antti-Jussi Valkama, in primis, è abbastanza scandaloso sia per le diverse stonature che per la terribile pronuncia inglese (da tapparsi le orecchie o rotolarsi dalle risate, fate voi), se la cava quando "fa il Ville Laihiala" ma quando prova ad andare sù, son dolori.
La parte squisitamente musicale funziona invece piuttosto bene, nulla di eccezionale, ma i finlandesi riescono ad inserire parentesi acustiche, cambi e variazioni rendendo i brani interessanti e pregni di atmosfere tra l'epico ed il decadente, pronti ad essere sferzati da riff più diretti o passaggi NWOBHM.
Come detto, diverse cose sono da aggiustare, vedremo se col prossimo lavoro verranno sistemate, per ora si portano a casa una sufficienza risicata.
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