Ascoltando il primo brano dei britannici
Alunah, la granitica “Bricket wood coven”, mi è subito nato spontaneo il paragone con un’altra heavy doom band con voce femminile: i Witch Mountain. E siccome questi ultimi mi piacciono parecchio, non faccio mistero di aver gradito anche la proposta della formazione europea, al terzo full-lenght.
Solennemente sabbathiani, cupi e marmorei, sviluppano i loro lunghi percorsi in un’atmosfera sconsolata e sospesa, come in attesa della tempesta in arrivo. Ma hanno da giocare alcune derive quasi-psych, che allentano la presa sludgy, ed una vocalist dal timbro mistico ed evocativo. Una di quelle voci che profumano di arcano, di rituali magici, di foreste incantate (il tema della selva oscura aleggia su tutto il disco..), e che riesce ad imprimere una sfumatura particolarmente mesmerica al sound del quartetto.
Bellissima la title-track, ipnotica e sciamanica, più scontata invece la lenta “The scourge and the kiss” ma ancora sostenuta da una buona linea vocale, mentre la conclusiva “The summerland” rovescia l’immagine suggerita dal titolo, essendo una lenta dark ballad dai contorni malinconici ed autunnali.
La sensazione è che agli Alunah manchi ancora il “guizzo” dei migliori, ma il loro lavoro rimane un valido esempio di doom profondo e saturo. Consigliato se vi piacciono Windhand, Blood Ceremony, Electric Wizard, Snailking, ecc.
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