Nel 1991 il grande Beppe Riva diceva:
“In Germania, nonostante il gran numero di gruppi, quelli dediti al rock melodico di buona fattura sono molto pochi. Gli Axxis si collocano sulla scia di quei pochi…” .
Chissà cosa dice della scena tedesca di oggi, vabbè ma questa è un’altra storia, torniamo agli
Axxis, torniamo alla storia, si perché nonostante in Italia siano poco conosciuti soprattutto dalle ultime generazioni di metallers, i tedeschi sono forse quanto di meglio prodotto dalle lande germaniche in campo heavy/rock melodico. I loro primi due dischi sono degli autentici caposaldi del genere e il terzo gli si avvicina molto. Proprio per festeggiare il 25° anniversario dall’uscita del loro debutto Kingdom of the Night del 1989 gli Axxis quest’anno, anche abbastanza in sordina, si ripresentano al loro pubblico con questo doppio album a nome Kingdom of the Night II che è suddiviso in una Black Edition e una White Edition, acquistabili in blocco o anche separatamente per un totale gigantesco di ben 22 brani.
Ma torniamo un’attimo indietro nel tempo, perché dopo quei primi 3 fantastici dischi iniziali i nostri ebbero un lungo periodo di appannamento che durò per buona parte dei ’90 con uscite non convincenti, fino al clamoroso ritorno nel 2000 con il disco dal programmatico titolo Back to the Kingdom, un vero ritorno alle loro sonorità iniziali e originali, bissato l’anno successivo dal “buono” Eyes of Darkness. Poi la tragedia, perché la band di Dortmund spostò la propria direzione verso il più scontato power metal teutonico, sfornando album musicalmente ineccepibili ma che avevano perso la magia, il tocco degli Axxis, paradossalmente suonando più power avevano perso di efficacia ed energia che invece è stata sempre il loro marchio di fabbrica, un heavy rock vitaminizzato e trascinato dalla lancinante voce di Bernhard Weiss. Sinceramente dopo ben quattro album cosi avevo perso ogni speranza. Invece quest’anno, il ritorno alle origini, anzi come ho già avuto modo di dire sul forum questa volta la parte II di qualcosa rischia seriamente di essere la migliore. Tutti i 22 brani di questo fantastico doppio album sono convincenti e all’altezza del nome Axxis o come si direbbe oggi, non c’è nulla da skippare. Perché le due edizioni? Per suddividere al meglio le due anime della band, infatti la Black Edition si concentra sul lato più aggressivo con quasi tutti pezzi tiratissimi, mentre la White Edition è per i palati più romanticoni, con ballad e pezzi d’atmosfera ma c’è anche posto per qualche brano più energetico o rocciosi mid tempos.Guidati dai due membri fondatori, Weiss che possiede ancora una voce intatta come nel 1989 e Ollers con le sue keys sempre presenti ma comunque umili nel lasciare lo spazio al lavoro delle due asce (sempre Weiss e il bravo giovane Marco Wriedt) che riescono a essere trascinanti con un suono e dei riff basici ma al contempo mai cosi scontati, ricreando cosi quel suono unico e riconoscibile tra mille bands, il suono degli Axxis. Ecco su quest’ultima frase si potrebbe aprire un dibattito, perché purtroppo uno dei grandi mali del metal di oggi è la sua clamorosa uniformità nel suono. Tutte le band giovani suonano allo stesso modo, chitarre iperpompate, riffing quasi inesistente, batteria che assomiglia sempre di più ad un qualcosa di artificiale e medesima produzione. Non esiste quasi più la personalizzazione del suono, và questo di moda facciamo questo, punto. Devo dire che a volte uno si trova pure in difficoltà quando è spinto a dare giudizi su queste band che entusiasmano chi ti stà intorno e tu dentro di te stai pensando:”ma guarda che bello schifo!!”. Per fortuna che esistono ancora formazioni come questi Axxis che al primo attacco di Soulfire, Venom, Beyond the Sky o del capolavoro Mary Married a Monster riescono ancora una volta a farti percepire cosa significhi la parola personalità o che se vuoi battere il biedino a mille te lo fanno fare con pezzi come Hall of Fame o Dance into Life o avendo ancora la capacità di scrivere ballad sincere e che fanno riflettere come 21 Crosses.
Li seguo da inizio carriera e mi hanno sempre conquistato, tra alti e bassi, sono consapevole che non sfonderanno mai, nascono per essere degli ottimi artigiani, non dei sofisticati artisti, ma la loro dirompente energia e la loro semplicità di scrittura sono ogni tanto nella mia vita un posto sicuro dove portare il mio ascolto. Band di serie B? Forse, ma con una formazione in grado di sconfiggere le prime donne della Champions League e quest’anno con questo Kingdom of the Night II, all’interno del loro genere ho paura che la coppa sia vinta a mani basse, così come fù vittoria nel lontano 1989.
A cura di Andrea “Polimar” Silvestri
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