Terzo album per i
Dimension, prog-metal trio messicano ma di stanza negli States. Dopo l'ottimo "
Ego", la band porta avanti il discorso con un nuovo doppio album a titolo "
Revolution", mantenendo le coordinate sonore a loro proprie, ossia:
- prog-metal nervoso e molto chitarroso
- la voce di David Quicho, acuta e graffiante
- arrangiamenti cattivi e continui cambi di tempo
Insomma, una sorta di Simphony X meno melodici e più cattivi, con un sacco di distinguo in mezzo, ovviamente. Certe songs in questo doppio album ti prendono subito, come la potente "
The Source", ma moltissimi sono i brani che un pò languono, ben suonati e tutto, ma davvero rischiano di lasciarti poco. Ciliegine sulla (doppia) torta, le due covers: laddove "
Immigrant Song" ne esce più incattivita e un pò troppo sterile e senza 'palle', la beatlesiana "
Eleanor Rigby" è quella che prende più botte, diventando un guazzabuglio metal davvero difficile da digerire. Mossa discutibile, a mio parere, quando si gioca con certi nomi super grossi è il caso di andarci piano....
Insomma, "Revolution" sarà anche un bell'album, ma nonostante il grande impegno dei Dimension, risulta ancora troppo slegato e poco accattivante.
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