Dopo anni di “anonimato”, abbastanza inspiegabile viste le sfavillanti qualità, è evidentemente giunto per
Nigel Bailey il momento del “riscatto”, assolutamente meritato.
E così, ecco che a breve distanza dai Three Lions, si è deciso di “battere il ferro finchè è caldo” con questo gruppo dal
monicker autocelebrativo, il cui l’esperto
songwriter, musicista e
vocalist britannico è supportato da una
backing band completamente italiana, molto abile nell’assecondare un approccio musicale ancora una volta pesantemente ispirato dall’
hard di stampo pomposo e stentoreo, in un crogiolo espressivo che chiama in causa Ten, Thin Lizzy, Dare, Rainbow, Magnum e Heartland.
In pratica, le stesse influenze apprezzate nel debutto del progetto edificato con Vinny Burns e Greg Morgan, insomma, di cui “Long way down” sembra la “naturale” prosecuzione, senza perdere una stilla di classe e intraprendenza, per la gioia degli estimatori del genere, che mi auguro sempre numerosi e affezionati.
L’ugola pastosa di Nigel è praticamente perfetta nel riprodurre stesure vocali costantemente evocative e passionali, ma vorrei spendere una necessaria nota di merito anche per Mario Percudani (Hungryheart, Shining Line, Mitch Malloy, Charming Grace, Lionville,…), capace indifferentemente di sostenere sia ambientazioni immaginifiche e sia atmosfere più pragmatiche, confermandosi un chitarrista di grande sensibilità, gusto e competenza.
L’albo offre, infatti, un campionario abbastanza variegato di partecipazione emotiva, e, tra momenti di coriacea enfasi lirica (“Feed the flames”, il verosimile
best in class “In the name of the king” e una poderosa
title-track), armonie virilmente melodrammatiche e languide (“Dirty little secret”, “Stay”, “Somewhere in Oslo”, lo
slow “Spend the night”, “Love falls down” e “Ticket to yesterday”) ed elaborazioni dominate da una forma istantanea di energia sonica (“Bad reputation”, con il suo infettivo tocco
funky e “Dirty angel”), il programma scorre fluido e appagante, privo di evidenti cedimenti, avvalorando la tesi che l’ennesima “scoperta” di casa Frontiers possiede la cultura, il talento e la vitalità per accendere gli entusiasmi di tutti i
fans del
british hard-rock.
E bravo Nigel … un esempio di perseveranza e vocazione che “deve” essere premiato … ora tocca a voi!
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?