Un ascoltatore, immerso nella musica degli Assumption, riceve una spinta dall'alto verso gli inferi, pari al volume con cui la musica è ascoltata. Ma sì, stupriamo pure Archimede.
È nero come le viscere dell'inferno questo debutto degli
Assumption, mette realmente paura quello che la band di Palermo è riuscita a realizzare alla sua prima uscita ufficiale.
Composta da soli due membri, impegnati con molte altre band e che hanno militato in numerose formazioni di stile death, thrash, e black, qui
David e
Giorgio propongono un death metal pesantemente contaminato da doom apocalittico, musica lenta, densa, di una potenza inarrestabile.
The Three Appearances è un mini-album di sole 4 canzoni, ma che dura una mezz'oretta, tempo più che sufficiente per essere trasportati in un mondo buio, fatto di oppressione, dove la speranza non esiste. Sembra che spettri ed anime dannate possano apparire da un momento all'altro durante l'ascolto, tra riff che rotolano come macigni, muri di tamburi che si fanno sempre più pesanti fino a schiacciarti, atmosfere sospese nell'oblio, suoni lontani, tutto creato per cercare la trascendenza. Mi hanno ricordato diverse cose di
Portal, Ehnare, primi
Cathedral ed in generale, formazioni che riescono ad evocare uno spirito lovercraftiano, che sperimentano con i suoni, partendo da una base death e doom ed arrivando all'inferno.
La canzone summa di questo primo lavoro, è la conclusiva
The Three Appearances, con il suo inizio sinistro di pianoforte, il growl cavernoso, suoni ultra-pesanti che riverberano nel buio; 12 minuti abbondanti di horror.
Se questo è solo l'inizio, ho paura ad immaginarmi la potenza di un disco intero.
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