Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2014
Durata:53 min.
Etichetta:Cruz del Sur Music

Tracklist

  1. THE AWEKENING
  2. SACRED SIGNS
  3. PENDA'S FEN
  4. TURNING OF THE TIDE
  5. RISE LIKE LIONS
  6. IMMORTAL REMAINS
  7. SECRET COMMONWEALTH
  8. THE LAST SEASON
  9. SONS OF ENGLAND

Line up

  • Josh Winnard (Vocals)
  • Christian Horton (Guitars)
  • Patrick Jenkins (Guitars)
  • Paul Thompson (Bass)
  • Adam Sidaway (Drums)

Voto medio utenti

Con colpevolissimo ritardo, arriva la recensione di uno degli album più belli in ambito classic usciti quest’anno. I Dark Forest sono una giovane band inglese ormai giunta al terzo album, partita dall’underground più puro, a mano a mano si stà creando una credibilità non indifferente nella giungla del revival del sound NWOBHM ormai in auge da un po’ di anni. Quello che rende la proposta dei Dark Forest più interessante rispetto ai loro giovani colleghi è una qualità di scrittura dei brani notevole abbinata ad una capacità di esecuzione non indifferente, degna delle bands madri del genere. Sotto l’ala protettiva della nostra Cruz del Sur, si erano già distinti con il precedente Dawn Of Infinity, uno degli hilights del 2011, ma ora con il cambio del vocalist, dal pur bravo Will-Lowry Scott al talentuoso Josh Winnard, forse meno potente ma capace di sfumature che rendono il sound dei Forest ancora più completo e maturo, hanno fatto il cosiddetto salto di qualità. Guidati dal talento scrittorio del chitarrista Christian Horton, nel sound degli inglesi si leggono echi dei veri Maiden, ma anche quel tocco celtico alla Thin Lizzy d’annata e la title track e anche opener dell’album ce lo stà a dimostrare. Il disco prosegue con la classica ciliegina nervosa e assolutamente maideniana, Sacred Sign dal flavour fresco e accattivamente dove Winnard la mette sul piano della classe pura e dove la differenza la fà anche dietro le pelli, Adam Sidaway, veramente un gran batterista, vario, e in grado di puntualizzare perfettamente tutti i momenti dell’album. M a dove l’album comincia ad innalzarsi su vette vertiginose è con la terza traccia Penda’s Fen, signore e signori, preparatevi perché le melodie che tirano fuori questi ragazzi sono di livello assoluto, sia il ritornello che l’inciso si innalzano per essere ricordati a lungo e la prestazione di tutta la band su questo brano ha del clamoroso.
Come caratteristica delle uscite della Cruz del Sur la produzione non è “acchiappona” o pompata ma estremamente personale (forse alcuni la definerebbero povera) che li fa rendere riconoscibili all’istante. Come il loro songwriting è riconoscibilissimo, ascoltatevi una Turning Of The Tide, altra prova maiuscola dei nostri, dove tra melodie difficilissime e non immediate e continui cambi di tempo, Winnard ci dimostra come si può rendere memorabile un brano mettendola solo sul lato interpretativo e lasciando che la tensione si alzi piano piano fino all’esplosione del climax finale, chi è in grado di fare questo si merita senz’altro tutta la mia stima. Si prosegue con l’immediatezza di Rise Like Lions, e ancora c’è da sottolineare il grande e fresco lavoro delle chitarre sia in fase di ritmica che in assolo e una melodia veramente trascinante, brano che ha il compito di preparare la strada forse al top di tutto il disco e cioè Immortal Remains che riesce con la sua vera epicità e suoi pesanti riferimenti alla musica celtica a trascinarci in emozioni interiori di saghe antiche e antichi popoli che ora sembrano rivivere nella musica dei Dark Forest.
Lasciate che spenda due parole anche per la bellissima e conclusiva Sons of England, atto d’amore verso la propria terra che lega con un invisibile filo i Dark Forest ai nostri Rosae Crucis di Terra Mia, un brano costruito con una perizia e una eleganza veramente fuori del comune, si perché nella musica della band del West Midlands risiede una eleganza naturale di esecuzione che rende la ruvidezza del metal più levigata e incredibilmente più affascinante.

Se avete ancora voglia di emozionarvi e lasciarvi trascinare da brani ben costruiti, personali, suonati alla grande e con la grande capacità di essere veramente evocativi, perché parliamoci chiaro, se non riuscite a sentire il tocco e l’odore delle distese verdi della Gran Bretagna in questi solchi, avete seri problemi con la musica quella che conta, forse vi siete abituati a bands che non trasmettono più nulla e che fanno solo il loro compitino asettico che dopo due ascolti si è sciolto come neve di Aprile al sole. I Dark Forest la mettono sul difficile, non hanno paura di sbagliare e se anche qualche volta gli capita, lo fanno con una classe immensa, una qualità che appartiene solo a chi ha le potenzialità di lasciare un vero segno nell’Heavy Metal, quello che conta.

A cura di Andrea “Polimar” Silvestri

Recensione a cura di Ghost Writer

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