La discografia dei
Foreigner è ricca di registrazioni
live e di raccolte, un “destino” ineluttabile quando si è parte integrante, assieme a Journey, Toto, Survivor, Boston e REO Speedwagon, del
Supremo Direttorio del
Rock Adulto Americano.
Mi rendo conto, dunque, di quanto sia poco “sorprendente” una pubblicazione come questa, catturata dal vivo al Borgata Hotel’s Music Box Theatre ad Atlantic City nello scorso mese di ottobre e contenente il settanta percento di “4” e una selezione di
hits pescati dal rigoglioso repertorio del gruppo.
Eppure il mio consiglio è di non sottovalutarla, nemmeno qualora riteniate che con il solo Mick Jones in rappresentanza della
line-up “originale”, questi Foreigner siano solo “lontani parenti” di quella formazione capace d’incarnare un modello imprescindibile per intere generazioni di
chic-rockers.
Prima di tutto, perché è un’ulteriore opportunità per apprezzare la disinvoltura e le qualità specifiche di Kelly Hansen, impegnato in un cimento quantomeno proibitivo, l’inevitabile paragone con un impareggiabile
Maestro della fonazione modulata.
Mai “sopra le righe”, fedele allo stile interpretativo del suo più illustre predecessore senza doverlo necessariamente “scimmiottare” in maniera fastidiosa, Hansen dimostra ancora una volta misura e personalità, finendo per convincere anche chi, come il sottoscritto, si ritiene un devoto assoluto di Louis Andrew Grammatico e ai tempi si era dimostrato molto scettico di fronte a quest’avvicendamento, seppur sostenuto da referenze importanti come Hurricane e Unruly Child.
Pure il resto di “nuovi” Foreigner (Pilson, Bluestein, Gimbel, Frazier, … non esattamente degli “sprovveduti” …) non tradisce l’onere di un nome così prestigioso e tutti insieme, sapientemente pilotati dal “decano” Jones, offrono una prestazione maiuscola per tecnica e
verve, agevolati da composizioni davvero di livello superiore, nei confronti delle quali anche il milionesimo ascolto si rivela costantemente un’esperienza incredibilmente appagante.
Ed eccoci giunti al “vero” motivo per cui l’albo merita comunque “rispetto” … il programma è un piccolo concentrato della storia del genere e come tale deve essere accolto, studiato e osannato.
Fans completisti (“costretti” dal loro ruolo …) ed eventuali neofiti (poiché si può iniziare ad apprezzare la “buona musica” anche da qui), innanzi tutto, ma anche ammiratori più “occasionali”, consideratevi, dunque, avvertiti … “The best of 4 and more” non è (solo) il consueto “riempitivo” per mantenere viva l'attenzione su una
band o un’antologia di classici “casualmente” diffusa a ridosso delle festività natalizie … è la conferma che le belle canzoni non stancano mai, se a eseguirle c’è la gente con la vocazione giusta …