Questo deve essere il periodo d'oro delle band con "
Twilight" nel monicker.
Dopo essere stato fulminato, con colpevole ritardo, dai nordici
Twilight Force, è la volta dei nostrani
Twilight Zone, che al contrario dei loro colleghi svedesi non sono dei novellini, dato che come
Stigma si sono formati ben 25 anni fa, per poi cambiare nome in quello attuale solo due anni più tardi. Nonostante quindi una carriera ultraventennale, condita da una sequela di demo, partecipazioni e cambi di lineup, solo oggi giungono al debutto discografico sulla lunga distanza con la messicana
EBM (possibile che nessuno qui si sia interessato? mah...) con questo "
The Beginning".
Diciamolo subito a scanso di equivoci, questo è un disco per nostalgici, come il sottoscritto, di un metal che oggigiorno è scomparso, quella dimensione ottantiana che di questa musica ci ha fatto innamorare: gli evoluzionisti, i progressisti e chi guarda al passato come fosse la peste sono tranquillamente invitati a passare oltre e noi rimaniamo qui ad ascoltarci "
The Beginning", disco che con i suoi numerosi alti ma anche con qualche basso ci ha allietato non poco durante queste settimane di ascolto.
L'heavy metal di taglio super classico proposto dai Twilight Zone è quello inossidabile, di scuola toscana oseremmo dire per rimanere sul suolo italiano, fatto di echi di
Manilla Road,
Omen, elementi della NWOBHM e primi
Maiden a farla da padrone: tra gli hilights del disco, oltre alla qualità dei brani proposti ovviamente, senza dubbio vanno elencati gli assoli di
Fabio “Lord Kain” Bertini e la prestazione vocale di
Val Shieldon che senza dubbio impreziosisce in maniera eccelsa pezzi validissimi come l'opener "
Bow to Me", "
Death Swarm" e le splendide "
Under an Iron Cross" e "
Plague", probabilmente la nostra preferita del lotto.
Purtroppo per quanto riguarda i lati negativi va annoverata una qualità altalenante del songwriting, con qualche brano qua e là non proprio riuscito (un particolar modo "
Going to Hell") o sottotono rispetto al resto ed una produzione che purtroppo a nostro avviso non rende merito ai brani dei Twilight Zone, senza dubbio decisamente più convincenti in sede live: non si tratta di scelta di dare un sound retrò od ottantiano (che adorerei oltremodo) ma proprio di poca potenza ed equilibrio, con voce troppo sparata e "frontale" rispetto al resto degli strumenti ed una batteria troppo castrata.
Pazienza e nulla che possa distruggere il buon lavoro dei ragazzi, ma è un peccato che un debutto aspettato così a lungo non abbia potuto avvalersi di una produzione sì classica ma adeguata.
Old school? Senza dubbio, ma qui lo diciamo con fierezza ed anche un po' di superbo orgoglio. Noi c'eravamo e ci saremo, oggi come 20 anni fa e se la salute ce lo concede anche tra altri 20. Qualcun altro che invece oggi si diletta con la sperimentazione e l'avanguardismo probabilmente tra 5 anni si sarà dato all'indie rock o a Caparezza.
Per metallari, con la M maiuscola.
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