Terzo album per questa band svedese di Symphonic Power Metal che annovera tra le sue fila il tanto osannato giovane chitarrista Thorbjorn Englund, considerato in patria un vero e proprio astro nascente. A completare la line-up il talentuoso tastierista italiano Mistheria, i batteristi Anders Johansson (Hammerfall/Malmsteen) e Andreas Lill (Vandenplas), mentre le parti di basso sono curate dallo stesso Englund. Il guitar-playing di Englund è pressochè una ricerca maniacale di assomigliare il più possibile al suo (probabile) idolo Malmsteen, infatti talvolta il sound dei Winterlong ricorda molto i Rising Force del maestro svedese. "Winterlong" è molto ben suonato, stessi commenti positivi si possono fare anche sulla produzione, d'altronde la fama a livello tecnico dei sopra citati musicisti è assolutamente irreprensibile.
Potenti cavalcate come "The Priest" danno all'album una carica di energia e di marchiata epicità, impreziosite da buoni spunti chitarristici tra cui un'ottima sequenza di tapping neo-classico. La voce di Holm è graffiante e impostata su toni alti, direi l'ideale per questo genere musicale. La successiva "Digits Future" è giocata su ritmi dissimili: una strofa molto veloce e potente alternata dal ritornello con un ritmo più moderato e un chorus molto melodico ed epico, accompagnato da un lavoro di tastiere (Mistheria docet) superbo. Sotto la sufficienza la successiva "Judgenment Day" le cui linee vocali e melodiche a volte sembrano perdersi, come se le linee guida non fossero state studiate a tavolino. Song che si salva a malapena grazie ad un buono assolo nel finale. "A vision Of The Wolf" è il preludio epico-strumentale a "Ragnarok", song dal ritmo graffiante e pungente su cui l'ottima voce di Holm si trova molto a suo agio. A metà song un ottimo botta e risposta tra le keys di Mistheria e la chitarra di Englund che sfocia in assolo neo-classico all'unisono. Trovo che nei pezzi più veloci e potenti tutta la band riesca a dare il meglio: Holm per la sua convincente armonia con i riffs più heavy e taglienti, Englund e Mistheria per la possibilità di poter sparare raffiche di veloci solos neo-classici. Ne è un chiaro esempio "We'll Ride From The Dead" in cui i solos si intrecciano in un crescendo di musicalità e forsennato virtuosismo. "Bloodshred" è la conferma a quanto da me scritto all'inizio della recensione, relativo all'emulazione di Malmsteen da parte di Englund...infatti in questa veloce ed epica song strumentale Englund ci mette un po' di tutto compreso "The Sting Of The Bumblebee" ed alcue note scale già usate da Malmsteen. Per carità, nulla da dire sull'esecuzione, però secondo me un po' di originalità non guasterebbe. Da evidenziare in questa song l'ottimo apporto tastieristico di Mistheria.
Non poteva mancare il power-metal ballatone, con "Demise" infatti traspare qualche emozione tanto può far sognare i broken-hearts. Strofa con un incedere drammatico, seguita da uno struggente ritornello molto carino ed avvincente, a cui fa seguito interludio di piano e reprise del ritornello.
Un album senza infamia nè lode, nulla di nuovo, se non la conferma delle eccellenti doti tecniche dei singoli musicisti, Mikael Holm e Mistheria su tutti.
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