Una piccola premessa e un piccolo sfogo mi tocca fare prima di recensire questo album dei
Memories of a Lost Soul, e per questo mi scuso anticipatamente con i lettori e con la band. Sono veramente infastidito e dispiaciuto dal vedere gettato via tanto lavoro e tanta bravura di molti gruppi italiani totalmente snobbati dal mondo metal italiano (stampa, media, etichette discografiche, distributori e pubblico) e vedere uscire, e soprattutto ascoltare, misere composizioni musicali straniere, ma anche italiane, super pompate e pubblicizzate che hanno il solo fine di incassare quanti più soldi alla faccia della creatività e qualità musicale. L’ascoltatore metal italiano medio è poltrone, non va ai concerti anche se si svolgono a pochi chilometri da lui, compra ciò che gli viene consigliato dai vari guru che frequenta, ma prevalentemente ascolta mp3 o segue i vari canali web che mettono a disposizione la musica gratis. Subisce tutto quello che gli viene propinato dalle major e non ha alcun interesse a sondare il mondo metal underground specialmente quello italiano. Pertanto una nuova band fatica addirittura a farsi ascoltare gratis, figuriamoci se ha la presunzione di vendere qualche disco. Eppure signori questi ragazzi spendono molti soldi per produrre un disco valido e soprattutto con un suono dignitoso. Se noi non ci degniamo nemmeno di provare ad ascoltarli, perderemmo anche quelle band valide che non hanno nulla da invidiare a quelle estere sia per la creatività che per la qualità delle produzioni musicali. Con la vendita dei propri dischi e del merchandising queste band non riescono neanche a coprire i costi sostenuti per le registrazioni, figuriamoci se si vogliono campare suonando musica. Nonostante l’Italia sia stata la patria di grandi compositori di musica, in questo paese manca la cultura musicale e il metal è praticamente inesistente se non per pochi di voi e di noi che cercano di farlo sopravvivere per la grande passione che abbiamo per questa musica.
Tutta questa premessa per dire che siamo di fronte ad una band italiana che nasce addirittura nel 1995 e che ancora oggi è praticamente sconosciuta e fatica a far conoscere ai più la propria musica nonostante siano al quarto ottimo album prodotto. Oltre a tutto ciò che ho premesso c’è da aggiungere che il gruppo è di Reggio Calabria e quindi profondo sud uguale grande handicap di partenza e non aggiungo altro per non aprire altre discussioni.
“Empty Sphere Requiem” arriva dopo ben dieci anni dall’ultimo ottimo album
“7 Steps to Nothingness” uscito nel lontano 2004 e non penso che i due membri superstiti
Buzz e
P3’Drumz abbiano impiegato dieci lunghi anni per comporre quest’opera. Probabilmente i cambi di formazione hanno avuto il loro peso per il tempo trascorso alla ricerca di validi sostituti, ma suppongo che il motivo principale sia dovuto al discorso fatto in precedenza. Comunque sia noi siamo ben felici di rivedere una band più in forma che mai e di ascoltare un disco che è un vero capolavoro musicale. La musica dei
Memories of a Lost Soul è sostanzialmente un death metal progressive, ma in questo disco essi spaziano veramente in così tanti territori musicali che sta stretto anche il termine progressive. Intendiamoci però sul termine progressive che nel caso in esame non è sinonimo di contaminazione fusion o jazz con tecnicismi e virtuosismi, ma digressione in vari ambiti musicali metal prevalentemente estremi misti a parti sinfoniche, melodiche e gothic con inserti lirici femminili sempre eseguiti con perizia tecnica, ma asservita alla melodia e al contesto musicale. Molto probabilmente gli anni che ci sono voluti per creare quest’opera hanno fatto sì che sia stato curato ogni piccolo particolare compositivo e di arrangiamento. Questo lavoro, che sarà stato estenuante visto i numerosi e sostanziali cambi di formazione che si sono succeduti e vista la complessità dei brani, è però riuscito veramente bene e ancora di più deve essere lodato poiché si è svolto tutto nel sud Italia e in particolare a Reggio Calabria.
Il disco può essere considerato un concept album poiché i testi sono accomunati da una visione negativa del genere umano quale forma di vita predominante sulla Terra che porta a una disillusione della vita e alla sfiducia nel genere umano con l'auspicio dell'estinzione della vita sulla Terra ad opera di una di nuova grande glaciazione. Il titolo dell’album e il bellissimo artwork della cover curato dallo stesso batterista
Beppe Costa sono espliciti in tal senso.
La musica presente nel disco è comunque l’elemento predominante dell’album e come già detto qui ce n’è per tutti i gusti. Si passa agilmente da parti death metal veloci potenti e brutali cantate in growl a bellissime parti gothic, fino a dolcissime melodie cantate in clean vocals o da voci femminili. Queste sezioni sono legate da abili passaggi chitarristici ritmici e solisti e sono condite da ammalianti parti di piano, tastiera e di violino. Il tutto è scandito da un’impeccabile sezione ritmica che non perde mai il filo del discorso musicale e anzi vede nel drumming vario ed eterogeneo di
P3’Drumz un’esplosione di ritmi e passaggi da cardiopalma che costituiscono la vera anima progressive della band. Le partiture di chitarra e il suono dello strumento sono eccellenti come le orchestrazioni e tutto l’arrangiamento del disco. Non voglio fare accostamenti con altri gruppi musicali perché è difficilissimo trovare termini di paragone, la verità è che i
Memories of a Lost Soul sono essi stessi un nuovo riferimento, un termine di paragone al quale devono essere piuttosto accostate nuove band in futuro.
Non riesco a indicarvi quali siano i brani migliori poiché tutto il disco si mantiene su livelli di eccellenza e le composizioni pur differenziandosi tra loro sono bellissime nella loro essenza e man mano che ascolterete il disco inizierete ad apprezzarle una per una dopo averle assimilate. Anche se i brani fanno presa abbastanza rapidamente, occorrono diversi ascolti per godere fino in fondo della loro intrinseca musicalità, vista la loro complessità e le numerose variazioni proposte.
Auspico, per la band, che questo disco possa essere notato da un’etichetta importante e degna di avere una band di questo calibro tra le proprie proposte con l’intenzione di diffondere la musica dei
Memories of a Lost Soul senza imporre cosa suonare e senza dover solo lucrare sul loro operato. Se ciò non accadrà per l’ennesima volta, posso solo dire ai ragazzi della band che finché il loro lavoro musicale procederà su questi binari di autoproduzione, più povera ma onesta e genuina avranno comunque il mio supporto e quello dei soliti estimatori che non hanno mai abbandonato la band da quando hanno scoperto la loro musica e l’hanno vista migliorare di album in album.