A distanza di sette anni, i toscani blackster
REXOR, reduci dall’uscita di un EP nel 2012, tornano con il secondo full intitolato “
UT HUMANITATEM CAEDANT”, sotto la Metallic Media, etichetta americana che produce anche gli ucraini
Moloch e i messicani
Abysmal Depths.
“Ut Humanitatem Caedant” esce il 30 settembre 2014, contiene nove tracce per un totale di quaranta minuti circa di ascolto. Tradotto dal latino “Affinchè l’umanità venga distrutta”, il percorso letterale dei testi è dettato dall’odio profondo per la razza umana e una continua invocazione al male, affinchè queste forze oscure si proclamino per compiere un’apocalisse finale. Ma non solo. In contemporanea a queste invocazioni, è risentito un particolare astio ecclesiastico, ragionato sulla capacità che ha la Chiesa Cristiana di ridurre l’uomo ad un burattino, che la chiesa stessa muove a suo piacimento. Il platter si apre e si chiude con il Requiem “Dies Irae” di Giuseppe Verdi, trattasi di una sequenza in latino attribuita a Tommaso da Celano, da qui la scelta probabilmente della band di scrivere le tracce in latino e di costruire il concept vero e proprio basandosi su queste parole: “Dies irae, dies illa, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae, dies tenebrarum et caliginis, dies nebulae et turbinis, dies tubae et clangoris super civitates munitas et super angulos excelsos….” la cui traduzione è la seguente: “Giorno d'ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre e di caligine, giorno di nubi e di oscurità, giorno di squilli di tromba e d'allarme sulle fortezze e sulle torri d'angolo…” . Rilanciando il classico gelo della Norvegia, la composizione musicale ricorda alla lontana, le sonorità dei vecchi Marduk, Taake e Dissection, che fondano le basi per permettere ai Rexor , di creare un sound leggermente più grezzo, ma finemente ricercato. L’ itinerario di elaborazione musicale è un tortuoso cammino tra corridoi oscuri a sfondo quasi d’inferno dantesco, marciando a rilento lungo i burroni scoscesi e freddi del black norvegese, attraverso riff granitici, veloci come vuole la tradizione e una vocalità perversa, psicotica, glaciale e quasi lamentosa.
“Ut Humanitatem Caedant” è un viaggio impetuoso, distorto, affascinante e unico nella sua composizione sia letterale che musicale, pur avendo utilizzato un sound non proprio di cotanta innovazione come vorrebbero le esigenze di mercato, i REXOR hanno le idee ben chiare su ciò che vogliono trasmettere con il loro modus operandi di fare black metal.
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