Ingested - The Architect of Extinction

Copertina 5,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:41 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. THE DIVINE RIGHT OF KINGS
  2. NARCISSISTIC APATHY
  3. ENDLESS DESPONDENCY
  4. THE HEIRS TO MANKIND'S ATROCITIES
  5. I, DESPOILER
  6. PENANCE
  7. A NIGHTMARE INCARNATE
  8. EXTINCTION EVENT
  9. AMONGST VERMIN
  10. ROTTED EDEN

Line up

  • Jason Evans: vocals
  • Sean Hynes: guitar, backing vocals
  • Sam Yates: guitar, backing vocals
  • Brad Fuller: bass
  • Lyn Jeffs: drums

Voto medio utenti

Penso di cominciare ad avere dei seri problemi con chi utilizza certi filtri vocali. Dove sono i growl catarrosi, pieni, cupi, malvagi...? Sempre più dilagante è la "moda" di applicare distorsori ed effetti vocali falsando tutto, rendendo noiosa e piatta una proposta che deve essere brutale e vera. Capisco "un colpetto" ogni tanto per sottolineare qualche passaggio, ma un disco intero fatto a questo modo mi manda ai pazzi.

Al di là di questo sfogo, ammetto che gli Igested sanno suonare bene ed il loro brutal death tecnico, seppur impregnato di "core" è a tratti piacevole. Diversi stacchi sono ben riuscisti, la batteria spinge a dovere e fa un gran lavoro, il basso emerge a tratti dando sfoggio della sua abilità, i pezzi sono arrangiati bene ma l'originalità è zero. Quante centinaia di band suonano a questo modo?
Non è solo il problema di essere originali, voglio dire, gli Ingested non sono abbastanza grezzi per essere cattivi, non sono abbastanza diretti per essere brutal e si vanno a parcheggiare in mezzo ad una sterminata area in cui vivacchiano moderne band "cattivone", fatte di musicisti molto preparati ma che non trasmettono emozioni rilevanti. Ogni tanto il parcheggio si apre, esce qualche band che si fa un giretto, viene notata, poi torna al suo stallo e li rimane.

Gli Ingested smitragliano tutto, lo fanno benissimo ma... a salve. Non si rimane in estasi per la tecnica, non ci sono atmosfere particolari, non ci sono pezzi da ricordare e se pure le urla da orco sono finte, che rimane? Sterile esecuzione. Non mi sento di bocciarli in modo troppo cattivo perché qualcosa di salvabile c'è e magari sono io che esagero col problema, però dal terzo disco di questi inglesi, quello "della maturità", mi aspettavo qualcosa di più serio.
P.S. il bel lavoro in copertina di Toshihiro Egawa vale più del disco.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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