Gli
Ergot sono una one man band di Trieste che, grazie alla De Tenebrarum Principio, esordiscono sulla lunga distanza con
"Victims of Our Same Dreams" dopo aver rilasciato l'EP
"Empty Waters Down the Mist" un paio di anni fa.
La proposta è facilmente identificabile nel filone del black metal degli anni '90, sia quello norvegese al quale
Ergot guarda per le atmosfere glaciali che caratterizzano la sua musica, sia quello svedese per la particolare cura che il nostro riserva all'aspetto melodico e tecnico dei suoi brani.
Quello che invece risulta essere difficile, almeno per me, è trasferire su carta, sebbene virtuale, il magma di sensazioni che mi ha colpito ascoltando questo lavoro.
"Victims of Our Same Dreams" è, come ho ricordato qui sopra, un album gelido: le sue melodie, semplicemente stupefacenti, sono avvolgenti, tristi e disperate ed hanno il potere di farti vagare immediatamente nel buio più assoluto mentre il vento muove, frenetico, le fronde degli alberi.
Ergot è un abile compositore perchè sa unire anime diverse del metallo più oscuro: nella sua musica sentirete la furia dissonante dei maestri norvegesi, la rassegnazione e la solitudine delle derive depressive, la magniloquenza delle aperture epiche e, soprattutto, sarete di fronte ad armonizzazioni e melodie che vi faranno correre brividi di piacere lungo la schiena.
I sette brani dell'album sono sette preziose gemme di musica pensata e suonata, bene, con il cuore.
Sono sette urla di dolore e disperazione.
Sono sette inni all'orgoglio italico ed alla lotta.
Sono sette meravigliosi modi di intendere il Black Metal.
Siamo solo all'esordio, ma se le premesse sono di questa qualità e di questo spessore sia esecutivo che compositivo, sono certo che
Ergot saprtà ritagliarsi uno spazio di assoluto rilievo sia nella scena italiana che in quella mondiale.
Disco di sorprendente bellezza.
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