Il senso di ripubblicare in 300 copie vinilche un demo di 12 anni or sono mi sfugge. Se non altro, la potente (?)
Edged Circle Proctions fa girare un po' il nome di questi
Infernal Manes, in vista (forse) di qualcosa di inedito da far uscire prossimamente. Che poi questi norvegesi non sono mica degli sconosciuti, è che non siamo abituati a vederli in queste vesti. Sono infatti
Jan Atle Lægreid, Stian Lægreid e
Stian Smørholm (Iscariah) di provenienza
Taake, Deathcult, Sigfader, Gorgoroth, Immortal... parliamo di roba black, di quella vera e cattiva, non in questo disco però.
Questi signori, infatti, si sono riuniti negli
Infernal Manes per tributare le origini della musica che hanno iniziato ad ascoltare molti anni fa, prima di face paint, blast beat e urla belluine. Il gruppo suona un heavy metal classico e scarno, figlio di
Mercyful Fate, Iron Maiden, Judas Priest, Ozzy, con un alone epico à là
Manilla Road e ci presenta cinque pezzi (più una cover dell'immortale
Come to the Sabbath) in cui tutto è ridotto all'osso. La registrazione è da demo, il cantato è spesso stridulo e stonato ma... ha il suo fascino, così come le linee melodiche e gli assoli privi di orpelli. I richiami alle formazioni citate sono forti, la band non fa nulla per nasconderlo e viaggia sciolta per la sua strada, con stacchi non riuscitissimi e precisione latitante, ma suona una musica permeata di un fascino atavico a cui i più nostalgici/anzianotti/scafati/esperti faranno fatica a resistere.
Nulla di imprescindibile, gli
Infernal Manes si fanno ascoltare con piacere e accrescono la curiosità verso quello che potrebbero realizzare con un impegno maggiore.
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