Si può quasi parlare di supergruppo per i
Bleeding Gods, band che annovera tra le proprie fila ex membri di svariati gruppi olandesi, tra cui
Sinister, Supreme Pain, Debauchery (non le merde tedesche eh),
Grind Minded e molti altri, ragazzi che riescono con questo debutto a realizzare un album fresco, cattivo e pieno di groove.
La bella copertina di
Marco Hasmann ci fa pensare ad un qualche sciamano di una civiltà antica, ed infatti, il concept che sta dietro a
Shepherd of Soul raccontala la storia della creazione della vita secondo la popolazione Maya, più precisamente, di come il dio Huracán, dopo molti tentativi, sia riuscito a creare la razza umana.
Svelato il tema principale, veniamo alla musica.
Shepherd of Souls è un disco in cui il death metal si fonde col thrash, il tutto condito con parecchio groove e pieno di riff azzeccati che sembrano fatti apposta per farti muovere la testa. Questo mix di stili risulta moderno ma assolutamente non sterile o asettico, anzi, riesce a far convivere le diverse anime della band in un ideale incrocio tra
Vader (soprattutto nei momenti veloci),
Soulfly, Chimaria e
Slayer. Il disco è vario e suonato bene, con parti tirate e mid-tempo coinvolgenti che si alternano in modo perfettamente bilanciato, senza rendere pesante l'ascolto. I brani, tra stacchi, accelerazioni spezza-collo e momenti più ritmati, contengono quasi dei mini-pezzi perfettamente collegati tra loro. Un esempio perfetto può essere
Lords of Xibalbà, oppure la doppietta iniziale
Abyss of The World/Into The Depth of Misery, ma davvero, non ci sono brani sotto tono.
I
Bleeding Gods non sono troppo selvaggi, oscuri o tecnicamente esagerati, ma riescono ad essere coinvolgenti e piacevoli con le armi a loro disposizione, il che non è poco.
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