Quarto album per i
Magic Kingdom di
Dushan Petrossi, detto anche "
Il Malmsteen della bassa belgiana". E ci risiamo, amici ed amiche lettori e lettrici: devo recensire una band power metal o la tribute band di qualcun altro? Petrossi non è Petrucci, e per quanto la sua tecnica sia invidiabile e mirabolante, per fare un disco bisognerebbe scrivere canzoni, non sopplachi per assoli.
Tant'è. In questo nuovo "
Savage Requiem" troviamo una line-up di nuovo ritoccata, che affida a
Christian Palin (ex- Adagio) le incombenze vocali. E, a parere del vostro Sbranf, il risultato è ben lontano dallo stupire, e a due passi dal convincere. Il problema fondamentalmente è di linee vocali, che qui sono trascurate e fatte in cinque minuti, quasi come se fossero un inutile orpello per abbellire un album che, tanto, ha altrove le sue carte migliori da giocarsi. Ma ste mezze pagliacciate alla Fire and Ice le può fare solo lo svedese panzone, e qualcun altro che si possa fregiare di avere un Ego sufficientemente smisurato da risultare paradossalmente credibile, che ne so, Michael Angelo Batio, Jeff Waters, Richard Benson.
Dushan, ti devi spaventaaareeeeee!!!!!
Anyway. L'album parte con una intro pomposa e magniloquente, per poi esplodere nella prima (e quasi convincente) "
Guardian Angels",e ancora l'equilibrio regge. "
Rivals Forever" ruba più di qualcosa a 'Moonlight' dei Labirynth, poi il tutto inizia ad impantanarsi: "
Full Moon Sacrifice" è un mid-tempone che bah, "
Ship of Ghosts" saccheggia i Maiden in apertura per poi diventare l'ennesimo tappeto per i solos di DP, "
With Fire and Sword" va a pescare direttamente alla fonte, visto che come le due successive songs ha quel taglio power/neoclassico che sembra presa da "Trilogy" o dintorni. Il picco di neoclassicismo clonato lo raggiungeremo, infatti, nell'ultima "
Battlefield Magic" , che della summenzionata Trilogy sembra copiare quasi senza vergogna la conclusiva Suite.
Insomma, non è che sto disco sia britto, intendiamoci. Però, sinceramente, di Ctrl-C Ctrl-V metal, personalmente, ne ho a uffa.
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