Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:59 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. WHERE THE WOLVES COME TO DIE
  2. VICTIMS AND PAWNS
  3. DORMANT HEART
  4. TO BUILD A TOMB
  5. OVERTHROWN
  6. LEECH
  7. SERVITUDE
  8. INDOCTRINATED
  9. HARM
  10. MERCY
  11. CALLOUS SOULS
  12. QUIESCENT

Line up

  • Josh Middleton: vocals.guitars
  • Carl Parnell: bass
  • Alex Bailey: guitars
  • Rob Callard: drums

Voto medio utenti

Arriva dopo due anni e mezzo di pausa (e qualche disavventura per fortuna risoltasi del tutto) il successore di "Monolith", quello che era il terzo disco per gli inglesi Sylosis, ancora su Nuclear Blast col loro nuovissimo "Dormant Heart", ancora con la stessa formazione, ancora con la stessa direzione musicale... forse troppo?

Sì e no. Di certo Josh Middleton e soci qualcosina hanno levigato qua e là dai tempi dell'esordio "Conclusion of an Age", uscito ormai sette anni fa e macchiato da una prestazione vocale altamente insufficiente, il thrash metal old school è divenuto sempre più raffinato ed articolato, arrivando ad essere nel 2015 moooolto vicino a soluzioni sempre letali ma di estrema classe dei mai troppo lodati Darkane, a cui i Sylosis di oggi possono essere facilmente accomunati, grazie ad atmosfere sempre sinistre e malevoli, un turbinio in completa e continua evoluzione, blast beats furiosi accompagnati da rallentamenti, sprazzi di voce pulita, arrangiamenti elaborati ma per fortuna, al momento, mai cervellotici.

Il difetto dei Sylosis, oltre a quello congenito e perdonabile di non riuscire a sfornare il "capolavoro totale", sta nell'eccessivo dinamismo che se da una parte è il benvenuto per evitare di incappare nell'ennesimo gruppo clone indistinguibile deathrash dall'altro a volte fa perdere il filo del brano, troppo diverso fra i vari momenti dello stesso.

Questo è acuito, ed ecco invece il difetto specifico di "Dormant Heart", da un'eccessiva durata e numero dei brani che compone questo disco: dove diamine sono finiti i dischi da 40/45 minuti con quattro pezzi sul lato A ed altri quattro sul lato B? Ok, siamo nell'era del CD anzi dello streaming/mp3, ma una durata contenuta e otto pezzi assai più carismatici e riconoscibili avrebbero giovato non poco: dodici per 60 minuti in un genere così sono un lusso che in pochissimi possono permettersi.

In ogni caso altro passo azzeccato per questi inglesini che sebbene non saranno mai ricordati nella storia del metal continuano incessantemente a scrivere ottimi brani ed essere estremi in maniera efficace ed intelligente. Molto bene.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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