Beh beh!
Dopo il debut album di un paio di anni fa, gli imolesi
At the Dawn decidono di fare le cose sul serio, e tirano fuori dal cilindro un bell'album power/prog, maturo, ben costruito e ben prodotto, che farà la fortuna della band e la gioia degli estimatori del genere.
Non ci si aspetti grosse sorprese, ma "
Land in Sight", attraverso il sotto-concept del viaggio e la metafora del mare, costruisce un paesaggio lirico adeguato per quanto andremo ad ascoltare. "
Through a Darkened Sky" ci accoglie con sinistri rumori di sartie ed alberi che scricchiolano, per poi sprigionare il suo potenziale. La band è in gran palla, la voce di
Stefano svetta possente a guidare una song in cui i solos di sapore neoclassico di
Michele Viaggi si sposano alla perfezione con la struttura del pezzo, ricavandone un brano epico e pomposo. "
Land in Sight" approfondisce di più l'aspetto drammatico del viaggio, ed un bel solo di
Simone Mularoni (qui anche al banco mixer) impreziosisce un brano costruito a regola d'arte, con un ottimo suono di basso e cambi di atmosfera dal sapore prog, ma (per fortuna) non troppo. "
Siren Call" potrebbe essere il mio brano preferito con l'album, grazie ad una intro atmosferica ed al bel duetto di Stefano con Letizia Chiozzi (Synful Ira).
Il livello del platter resterà alto fino alla fine, con i (personalissimi) picchi su "
The Revenge", maideniana ma allo stesso tempo modernissima, la potente "
Ladyhawke", e la chiusura affidata ad una personale ed ambiziosa rivisitazione di "
Revelations" degli Iron Maiden, qui 'imbottita' di tastiere, ma in modo intelligente e bilanciato. Tastiere che, peraltro, sono appannaggio di
Marco Iaffaldano, nuovo sesto membro della band.
L'album, insomma, è piacevole, potente, drammatico e prodotto in maniera superba. Merita ben più di un ascolto, potreste gradirli e anche molto.
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