Morgana … caspita … ma allora devo proprio diventare “nostalgico” (uh quanto odio questo termine) e mettere alla prova memoria ed archivi personali.
Italia anni ’80: la scena metal locale era in gran fermento, dimostrando buone qualità, ma scarsi mezzi e possibilità, il tutto accompagnato da una genuinità ed ingenuità che di frequente si manifestavano in un approccio non proprio “professionale”, oggetto di scherno (spesso gratuito) da parte della stampa estera.
Arrivare a pubblicare un disco era veramente impresa molto ardua e anche quando l’agognato traguardo veniva raggiunto, si era vittima di studi discografici e tecnici audio non all’altezza (abituati ad altri suoni e assolutamente inadeguati alla registrazione del “metallo”) o di rip-off labels che promettevano molto e mantenevano pochissimo.
La divulgazione della musica heavy era nelle mani del classico “passaparola”, d’alcune fanzines pionieristiche, delle poche pagine dedicate al genere dalle riviste rock (in particolare, l’ottimo Rockerilla), mentre cominciavano a nascere le testate specializzate, dapprima “timide” e “approssimative” (HM, senza nulla togliere al suo ruolo di “precursore”, non era, soprattutto all’inizio, un esempio di “perizia” giornalistica), fino alla vera svolta, quel Metal Shock che ha rappresentato, per parecchio tempo, il vero prototipo di competenza specifica nel settore.
In questo scenario ribollente ed istintivo, nell’area torinese, dalle ceneri dei discreti speedsters Hurtful Witch (autori del demo “Spectra” e noti per essere stati coinvolti in una spiacevole contestazione durante l’esibizione a supporto dei Saxon), nasce il progetto Morgana, intrigante a partire dal fatto di essere capitanato da una donna, dall’aspetto e atteggiamento aggressivo, unito ad una notevole proprietà vocale: si chiama Roberta Delaude e rappresenta un’esperienza abbastanza inconsueta nella nostra penisola (non che nel resto del “mondo” metallico, le presenze femminili dotate di qualità artistiche, oltre che fisiche, a “dirigere” una band di “maschietti”, fossero poi così numerose!).
Nel 1987, esce un demo tape intitolato “Welcome in the dark”, dalla cui cover ammicca la nostra conturbante Roberta “Morgana”, un’artista con un’immagine forte e carismatica che non rinuncia, però, al tempo stesso, alla propria sensibilità, rifiutando di rappresentare sia lo stereotipo dell’oggetto sessuale sia quello di una versione al femminile del “metallaro” tipo (“… non sono né un’ochetta né un maschiaccio …” ecco come si definisce in un’intervista dell’epoca).
Dalle tre tracce (qui incluse) che costituiscono quella cassettina, traspare tutta la straripante energia della cantante e la sintonia che condivide con i suoi compagni d’avventura di allora.
“Save me”, song veloce e violenta senza sacrificare l’espressività, che in questa riproposisizione sfocia nell’ottima “Man”, una ballad atipica introdotta da chitarra acustica e flauto e “Welcome in the dark”, dove lo speed squarcia le tenebre del doom, anche riascoltate oggi, pur senza nascondere la loro età, non hanno perso un grammo della loro vitalità.
Seguirà la pubblicazione di un mini Lp (su etichetta Video Star) dall’impostazione più epica, diventato una vera rarità per collezionisti (personalmente non ho mai visto “dal vivo” quest’album e ricordo che all’epoca si parlò anche di un ritiro, dovuto a difetti di stampa del vinile, delle copie già edite!) mentre, nel 1989, con un’immagine più sensuale e meno arrabbiata, Morgana, assembla canzoni vecchie e nuove per il disco “Three years of maddnes”, che non vede mai la luce.
Dopo vari tentativi, falliti, solo oggi quel materiale, grazie all’encomiabile opera attuata dalla LM Records/Andromeda Relix, viene messo a disposizione di quei fans che, come recita il commento a supporto dell’uscita, “… attendono da anni questo momento”.
Oltre alle tracce di cui si è già detto, abbiamo l’incalzante “Make me love”, con la partecipazione del guitarist Alberto Simonini (Crying Steel, con Paolo “Red Crotalo” Perdetti nei Midway e collaboratore di Steve Sylvester), che ritroviamo anche nell’energica ballata elettro-acustica denominata “Without you”, la ritmata ”Skin on skin”, contrassegnata da una bella linea melodica e da un efficace refrain, l’epic metal serrato di ”Lady Winter”, dal testo non banale e dall'enfatica prova vocale, la spericolata cavalcata rock di ”No time to waste”, con sprazzi di class metal, i quali aumentano nella melodia “americaneggiante” dell’inedito assoluto ”Show me the way”, frutto di una recording session effettuata in Germania nel 1992, con Morgana che affronta piuttosto bene anche questa materia.
“Three years of maddnes” (a proposito, strana sintassi!) è un disco dal rilevante significato storico, un modo per recuperare dei brani che per molto tempo sono stati solo una “chimera” e riscoprire i suoni dell’heavy italiano di ieri, che così faticosamente cercava i suoi spazi, ma allo stesso tempo, non sottovaluterei il suo valore musicale intrinseco: a dispetto di una registrazione magari non troppo dinamica (ma l’atmosfera leggermente “antica” è ad ogni modo affascinante) e una morfologia musicale talvolta un po' datata, ci sono buone cose in questo platter, non ultima la voce della nostra protagonista … piena, vibrante, comunicativa e decisa.
Dalle annotazioni del cd, Morgana lascia intendere un suo possibile ritorno … ci contiamo eh!
The witch is back!!