In questo 2015 si è già assistito a delle enormi cadute di stile e a degli album clamorosi che finiranno probabilmente nella top10 di fin anno. Questo è strano, essendo solamente a quattro mesi dall'inizio dell'anno, ma il tempo, si sa, non aspetta e rispetta nessuno, men che meno gli artisti. Ecco dunque arrivare sulle nostre scrivanie un altro album atteso specialmente dagli amanti del viking-folk, ovvero
"Velua" degli olandesi
Heidevolk. Solo tre anni fa il combo dei Paesi Bassi aveva stupito pubblico e critica con
"Batavi", un album compatto ma allo stesso tempo ragionato e coinvolgente. Ora ci troviamo di fronte alla riproposizione della stessa formula, che varia leggermente in termini di aggressività e melodia. Gli
Heidevolk hanno qui scelto di alzare il tasso adrenalinico e di abbassare la dose di soavità folkeggiante.
Quest'ultima non è l'unica novità che si trova in
"Velua"; l'ugola di Joris Boghtdrincker ha lasciato orfani gli olandesi che si sono visti costretti a trovare un nuovo cantante. Lars Nachtbraeker è stato il prescelto a ricoprire il ruolo di arringatore delle folle ed evocatore degli dei e dobbiamo dire che assolve il proprio compito bene, seguendo le linee guida del predecessore. Gli
Heidevolk hanno comunque scelto di rispettare la tradizione e di non cercare un vocalist che stravolgesse il sound, dunque coloro che non sono fan scalmanati della band difficilmente potranno commentare il cambio dietro il microfono.
Parlando di
"Velua" si ha un album di circa un'ora, inaugurato da un'opener di tutto rispetto e della quale è stato girato il primo video del full-length, la magnifica
"Winter woede". Un riffing alle soglie del thrash strappa via il sipario e apre ad un bell'intreccio di stili vocali, sempre, rigorosamente, in lingua nederlandese.
"Herboren in vlammen" mantiene alto il potenziale metallico con una sezione ritmica scalmanata e un buon lavoro delle chitarre, il testo si concentra ancora su leggende antiche, in questo caso è Gloeiende Gerrit il fulcro del racconto. Più ragionata e incedente è la terza
"Urth" dove il violino domina la scena e dona quell'attimo di atmosfera che non guasta mai in un disco folk metal.
"De hallen van mijn vaderen" si sposta maggiormente sull'epico, mantenendo il ritmo cadenzato e con un riffing sempre incisivo.
"De vervloekte jacht" è un pezzo orecchiabile, con chorus che ricorderete di sicuro;
"Het dwalende licht" è una nuova traccia veloce che gioca sulla solennità del cantato e sulle suadenti melodie di violino;
"Drankgelag" è un altro brano cadenzato, oscuro, un invito all'ascoltatore ad unirsi alla festa degli Heidevolk;
"Velua" è una folk-song possente, melodica ed eroica;
"Een met de storm" torna a picchiare duro conducendoci nel vortice della tempesta;
"Richting de wievenbelter" è aperta da un'affascinante melodia acustica che si intervalla a momenti più aggressivi; "In het diepst der nacht" e
"Vinland" chiudono il disco senza particolari cambi di tensione e mantenendo le peculiarità riscontrate nella maggior parte delle canzoni.
"Velua" è un buon disco viking-folk metal, con dei testi elaborati e per nulla scontati, sicuramente non è una release adatta all'intera platea metallica, ma farà senz'altro felici gli amanti del suddetto genere. Qualche inserto acustico o atmosferico non avrebbe tuttavia guastato alla piena riuscita del full-length.
Video di "Winter Woede"
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