Emmeh, tanta roba. Tanta, tanta roba, soprattutto per essere un esordio, anche se non propriamente di musicisti di primo pelo. A prescindere da questo discorso, che lascia bene o male sempre il tempo che trova, quello dei connazionali
De La Muerte è un debutto effettivo ed è davvero da doppia libidine coi fiocchi.
In attività da poco più di un anno, essendo nati agli inizi del 2014, i De La Muerte ci propongono un Rock’n’Roll quasi di matrice southern, con una solidissima base prog a tener alto il ritmo di brani tiratissimi e mai banali, dove svetta senza dubbio la voce eclettica e poliedrica di
Gianluca Mastrangelo, vero filo conduttore della band e una delle menti dietro alla stessa creazione assieme al chitarrista
Gianluca Quinto, ai quali si aggiungono dopo brevissimo tempo il batterista
Luca Ciccotti (già negli Infinita Symphonia, qui accompagnato anche dal fratello Simo), il bassista
Claudio Michelacci e il chitarrista
Christian D’Alessandro.
Proprio la sezione ritmica guidata da Ciccotti e Michelacci è a mio modo di vedere il motore attorno a cui si muovono gli ingranaggi della macchina De La Muerte, sul quale s’innestano poi a meraviglia la già citata voce di Mastrangelo e le due chitarre, in un connubio praticamente perfetto, enfatizzato ulteriormente da una produzione al limite della perfezione (vi lascio indovinare chi ci sta dietro..chi ha detto Mularoni?).
Hard rock scapoccione, da baretto, freccette e Harley Davidson, col risultato di suonare tremendamente poco italiani (in questo caso un complimento) e parecchio americani. Se si è amanti di certe sonorità grezze, bastano davvero pochi minuti del disco e un ascolto all’opener “
Fallen Angel” (“
Tequila Funeral” è poco più di un intro) o alla successiva “
Silver Bullet” (scelta come singolo apripista, beccatevi l’assolo killer) per innamorarsi della band nostrana. Ma la qualità di “De La Muerte” è talmente alta che anche i non avvezzi a un certo tipo di sound possono appassionarvisi, grazie a brani più classici quali la conclusiva “
Sorrow” (bellissimo il crescendo finale) o la messicaneggiante “
Malaguegna Salerosa”. Degna di nota anche “
Desaparecido”, nella quale mi hanno ricordato addirittura alcuni episodi dei Dog Fashion Disco, in particolare nelle linee vocali.
Insomma quello che abbiamo per le mani e nelle orecchie è senza dubbio un esordio di quelli che si sanno imporre, un disco fatto per restare in rotazione nei lettori mp3 per un bel po’ di tempo. E viene dall’Italia, il che è sempre una bella soddisfazione. Onore ai
De La Muerte quindi, che con “
De La Muerte” si inseriscono fin da subito tra i grandi del settore.
Quoth the Raven, Nevermore..
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