Copertina 6,5

Info

Genere:Guitar Hero
Anno di uscita:2015
Durata:35 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. VENOM
  2. EMPIRE OF LIES
  3. WE OWN THE NIGHT
  4. NIGHTMARE
  5. FACE THE ENEMY
  6. DOMINOE THEORY
  7. JEHOVA
  8. RISE
  9. TIME MACHINE
  10. HOLDING ON

Line up

  • Chris Impellitteri: guitar
  • Rob Rock: vocals
  • James Pulli: bass
  • Jon Dette: drums

Voto medio utenti

Immaginate un fan sfegatato dei Rainbow e del MSG, non da molto tempo folgorato dall’apparizione sulla “scena” di un chitarrista svedese dal nome quasi impronunciabile e tal talento (e dall’ego …) enorme.
Ora provate a indovinare quale reazione il soggetto in questione ebbe al cospetto di un disco dal titolo “Stand in line”, in cui a gestire il microfono era un certo Graham Bonnet e alla sei corde era impegnato un giovane “axe-hero” del Connecticut, già in predicato di sostituire Malmsteen negli Alcatrazz e in grado di infiammare i sensi dei metalofili con un tumultuoso mini-Lp.
Se vi è balenata in mente la parola “euforia” (o qualcosa di simile …), avete centrato in pieno la soluzione della facile sciarada, per un albo nobilitato dalla presenza di Chuck Wright, Pat Torpey e Phil Wolfe, e che è ancora oggi, a distanza di quasi trent’anni dalla sua pubblicazione, l’apice artistico di Chris Impellitteri.
Dopo quel masterpiece, tante buone prove, marchiate dalla tecnica sopraffina del musicista americano e dei suoi stimati sodali, incapaci, però, di eguagliare in forza espressiva quel primo full-length, divenuto ormai una sorta di “condanna” in una carriera di valore.
E nemmeno il nuovo “Venom” riesce a cambiare questo fatale stato di cose, collocandosi ancora una volta tra i lavori ben fatti e ottimante eseguiti, grintosi e abbastanza intensi, a cui, tuttavia, manca il guizzo “risolutivo” sotto il profilo creativo.
Una scrittura troppo di maniera e schematizzata impedisce, infatti, al programma di decollare in maniera decisiva, e come spesso accaduto negli anni, nonostante l’efficace contributo dell’inossidabile intonazione del fidato Rob Rock, il platter si avviluppa in una massiccia ed effimera trascrizione di Rainbow, Dio e Judas Priest, senza riuscire praticamente mai a catalizzare veramente l’attenzione dell’astante.
Le scorie più “moderne” concesse a “Dominoe theory” e “Jehova” e l’evidente tributo ai Maiden di “Time machine” si segnalano, assieme a “Empire of lies”, “We own the night” e “Face the enemy” come i momenti maggiormente riusciti di un lavoro godibile, esteticamente perfetto e molto prevedibile.
Provaci ancora Chris!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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