Un mondo davvero bizzarro quello in cui vive e opera questa altrettanto singolare creatura artistica chiamata
Frankenstein Rooster.
Un universo dove il commissario Auricchio cena (da “
Gli incivili”, ovviamente …) con Steve Vai, Alex DeLarge e i suoi drughi sorseggiano un chinotto con un sottofondo musicale offerto dai Blind Illusion e in cui Frederick Frankenstein (si pronuncia Frankenst
in ...), Yoda e Joe Satriani si divertono a fare un giro tutti insieme sulle montagne russe.
Ecco, forse l’immagine che più si addice a “The nerdvrotic sounds' escape” è proprio quella di un iperbolico ottovolante emozionale, in un saliscendi continuo tra sonorità variegate (
metal,
rock,
funk,
jazz, scampoli di elettronica, …) e citazioni cinematografiche (con campionamenti da “Fracchia la belva umana”, “Arancia meccanica”, “Frankenstein Junior”, “Guerre stellari”, “The ring”, ecc.), a comporre un panorama espressivo dilettevole e avventuroso, capace di non cadere nella “macchietta” o nel futile sperimentalismo.
Ottenere una tale “leggerezza” di ascolto laddove tecnica e creatività abbondano in modo evidente, non è mai un risultato banale ed è probabilmente proprio questa la migliore qualità di Raffaello Indri e Camillo Colleluori, musicisti in grado di mettere la loro comprovata esperienza (Elvenking, Garden Wall, Vicious Mary, Burnin’ Dolls, Hollow Haze, Cyber Cross, …) al servizio di una sagace ed equilibrata voglia di “contaminazione”, in una forma di ricerca sonica che, pur non scoprendo territori completamente “vergini”, dimostra di possedere una notevole personalità e riesce ad avvinghiare l’ascoltatore in una spirale magnetica e ricreativa, incuriosendolo e stimolandolo in maniera pressoché costante.
Consolidando ed estendendo quanto già esibito (compresa un’ingegnosa attitudine nella denominazione dei brani …) nell’esordio “The mutant tractor”, i Frankenstein Rooster propongono una nuova raccolta di sorprendenti ed emozionanti elaborazioni strumentali (segnalazione necessaria per “Elektro raptor”, per le scorie di
thrash mutante concesse a “Walking shred”, per la suggestiva “Mullog” e per i due lucenti gioiellini “The phantom of the 13th orange” e “Cthulhu racing”) e si confermano come un’interessantissima realtà veramente “alternativa”, all’interno di una scena contemporanea apparentemente sempre meno interessata a tentare di sovvertire con misura, ironia e intelligenza le regole del
rock.
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