Terzo disco per gli Origin, band americana dedita ad un brutal death metal di spaventevole ferocia, marchiato a fuoco da stilettate grind di inumana bestialità. Queste poche parole dovrebbero farvi già capire da che parte siamo. Siamo dalle parti della musica suonata come meglio non si potrebbe, con capacità compositive fuori dal comune, con attitudine esemplare, non la stessa di gentaccia come Chris Barnes e i suoi Six Feet Under. Se sul precedente “Informis Infinitas Inhumanitas” avevamo un triplo attacco vocale, su questo nuovo “Echoes Of Decimation” i cantanti sono due, ma il risultato non cambia, anche perché le continue contrapposizioni e sovrapposizioni, del growler e dello screamer, raggiungono il risultato sperato in termini di intensità e densità del suono. Il resto lo fanno una produzione eccellente e una prova tecnica mostruosa.
Pensate che questo disco non raggiunge i 26 minuti, ma a chi pensa che siano pochi io dico che la sola accoppiata centrale, formata da “Staring From The Abyss” e “Amoeba”, basta ed avanza a sbriciolarvi il cervello e a farvelo colare dal naso e dalle orecchie in una sanguinolenta poltiglia.
Questo “Echoes Of Decimation” è un monumento alla brutalità, è lo “state of art” del brutal death metal, è qualcosa di davvero mostruoso.
Le uniche pecche sono da una parte che, paradossalmente, questo disco sembra troppo perfetto, incredibilmente tutto al posto giusto, senza il minimo punto debole, dall’altra che, comunque, non inventa nulla di nuovo, o meglio non attua alcun cambiamento epocale rispetto al precedente disco, anch’esso un capolavoro.
Ma questi sono discorsi che lasciano il tempo che trovano e vengono letteralmente travolti dalla spaventosa furia degli Origin, i degni eredi dei Suffocation. Come disse un tifoso del Manchester United, dopo aver visto il Milan giocare e sbancare il mitico Old Trafford, “certe volte non è il caso di fare troppe parole, bisogna solo levare le mani al cielo ed applaudire”.
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