Copertina 8,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2015
Durata:55 min.
Etichetta:InsideOut Music
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. OUT OF THE BODY
  2. WOLFLIGHT
  3. LOVE SONG TO A VAMPIRE
  4. THE WHEEL’S TURNING
  5. CORYCIAN FIRE
  6. EARTHSHINE
  7. LOVING SEA
  8. BLACK THUNDER
  9. DUST AND DREAMS
  10. HEART SONG
  11. PNEUMA
  12. MIDNIGHT SUN

Line up

  • Steve Hackett: lead Guitar, vocals
  • Roger King: keyboards and programming
  • Gary O’Toole: drums
  • Nick Beggs: bass
  • Hugo Degenhardt: drums
  • Jo Hackett: vocals
  • Amanda Lehmann: vocals
  • Chris Squire: bass
  • Rob Townsend: sax, duduk
  • Sara Kovacs: didgeridoo
  • Malik Mansurov: tar
  • Christine Townsend: violin, viola

Voto medio utenti

Quando si parla di certi musicisti di spessore è necessario fare un passo indietro e ripercorrere la storia che ha fatto del rock prog un personaggio come Steve Hackett, prima di affrontare il nuovo capitolo che ha composto. Stephen Richard Hackett nasce a Pimlico il 12 febbraio 1950. Meglio conosciuto come appunto Steve Hackett, inizia prestissimo a suonare la chitarra e da autodidatta intraprende lo studio della chitarra classica, influenzato molto dalla stessa musica classica soprattutto Bach e operistica, alternandosi al blues. Gli anni sessanta per il Regno Unito, furono gli anni della nascita della “Beat Generation” e della “British Invasion” di cui prenderono parte gruppi come i Beatles, Rolling Stones, The Kinks e i The Animals, per arrivare poi al rock psichedelico e prog di colossi come Pink Floyd, The Who eccetera. In questi anni Hackett inizia a muovere i primi passi da chitarrista nei Canterbury Glass e Sarabande e nel 1970 pubblicò il primo disco con i Quiet World, gruppo in cui suonava anche il fratello John Hackett al flauto. Ma la vera carriera di Steve inizia nel 1971 quando entra a far parte dei GENESIS e incide “Nursery Cryme” non a caso è considerato il vero capolavoro del gruppo. Dopo aver inciso sei dischi con i Genesis in studio e aver fatto quattro live con la stessa band, l’8 ottobre 1977, dopo aver stemperato nel tempo una discreta notorietà, lascia definitivamente il gruppo e si ritira per continuare la sua carriera da solista. Tra il 1977 e il 1978 pubblica i primi due album da solista ovvero “Please don’t touch” e “Voyage of the Acolyte” approcciandosi per la prima volta anche all’utilizzo della propria voce. In seguito nel 1986 Hackett insieme a Steve Howe (chitarrista degli Yes) fonda i GTR che si sciolgono poco dopo, nel 1987. Steve riprende la sua carriera da solista e va avanti collaborando con molti personaggi illustri del settore come Peter Gabriel e presenziando al progetto “Progressive metal Gordian Knot” insieme a Sean Malone (Cynic), Bill Bruford (Yes e King Crimson), John Myung (Dream Theater) e Trey Gunn dei (King Crimson) e tantissime altre celebrità.

OUT OF THE BODY
It begins with wolves baying, as a wolf cry becomes the first note. Then the music explodes into life, with all the wild creatures leaping into the vortex. It's like an overture in part, echoing themes on the album but with its own dynamic. The track is monstrous and free, building to a climax.” [Steve Hackett]

Stephen Richard Hackett ha 65 anni e dopo gli ultimi quattro anni spesi suonando dal vivo i pezzi dei Genesis in giro per il mondo, torna con un disco da solista che si preannuncia una delle uscite discografiche rock prog più importanti del 2015, grazie alla collaborazione di Steven Wilson, che ha contribuito a far rimanere lo stesso Hackett al passo con i tempi moderni del prog che richiede il mercato discografico. Wolflight è un concept basato sull’ Odissea, in particolare sul momento in cui Odisseo racconta di essersi svegliato nel mezzo della “wolflight”, ovvero un’ora della notte che precede l’alba. Stando alla narrazione in quell’ora di tempo i lupi vanno a caccia e pare che le canzoni dell’album siano state scritte proprio in quella stessa ora, ecco dunque come è nato Wolflight. Dodici tracce per un totale di quasi un’ora di ascolto, prodotto dalla Inside Out, inserendo elementi orchestrali ispirati alla musica russa, greca con tratti Tchaikovskyniani. Nella composizione degli arrangiamenti sono presenti un musicista dell’Azerbaijan che si chiama Malik Mansurov che suona il “tar” proprio all’inizio di “Wolflight” e Troviamo anche Sara Kovacs, dall’Ungheria, che ha suonato il didgeridoo. Inoltre. Brani ricchi di pathos e grande romanticità nel raccontare un’Odissea in musica, con una vocalità di Hackett davvero incantevole e che non lascia per nulla presagire i segni dell’età, anzi è molto più calda e intonata. Ricami di riff e suoni ridondanti ad un passato che tende a rievocare gli stessi Genesis, The Beatles, Alan Parsons Project, Yes e Barclay James Harvest.

Wolflight è un disco bellissimo, piacevole, struggente a tratti evocativo. Per nulla noioso o banale. Una registrazione davvero pregiata di un’artista che ancora una volta segna la storia del prog rock e si consacra all’era moderna mantenendo comunque le radici. Stephen Richard Hackett festeggia proprio quest’anno i suoi quarant’anni di carriera.
Recensione a cura di Helena Kiske

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 19 mag 2015 alle 13:38

Un disco eccezionale! Mai banale e ottimamente suonato! Grande Steve!

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