Riuscire a cannare un album con una tale lista di special guests è cosa difficile, vuoi solo per il peso specifico di voci e strumentisti di tal portata, vuoi perché averli significa avere un minimo di 'appeal' musicale. Ma il batterista messicano
Mauricio Bustamante, ex-Reign of the Architect, ce l'ha fatta. Bella pe' tte, mauri.
Il perché è presto detto (presto si fa per dire): "
Oblivion" è un album inconcludente. Mi spiego meglio: avete presente quei dischi pieni di linee vocali, riff, sezioni e temi musicali talmente slegati, che sembra che ognuno vada in una direzione diversa? Ecco, siamo in questa categoria (anzi, vi sfido a citarmi nei commenti qualche altro album che vi ha dato la medesima sensazione!). E non sto assolutamente parlando della prestazione degli
Exxiles "stabili", più che dignitosa; non sto (quasi) parlando neanche del concept dietro all'album, che parla di lealtà e di esperienze umane in un primo capitolo di tre; no, sto proprio parlando del fatto che ogni canzone sembra soffrire di labirintite, girando intorno, a volte ritrovandosi, più spesso perdendosi in perigliosi peregrinaggi poco perspicaci, usando l'idea di 'prog' nella sua declinazione 'adesso cambio tempo a cazzo di cane tre-quattro volte, che fa fico'.
Un 'plauso' particolare alle prove vocali maschili, davvero imbarazzanti al netto delle linee vocali, ma d'altronde sapete come la penso, dove c'è Monsanto c'è casa... Lo stesso Zak sembra cantare poco convinto su strutture un pò troppo BOH, e hai voglia di infarcire tutto di sinistri effetti sonori, quasi da soundtrack, se poi le songs che hai scritto non funzionano, e non funzionanoooo!!!
Peccato. Pollice alto per il tentativo, ma di un album così riesco a godere davvero poco.
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