Tecnica di notevole livello, idee abbastanza interessanti e un pizzico d’ingenuità, sono queste in estrema sintesi le caratteristiche principali dell’esordio autoprodotto dei piacentini
Black Sheep.
Nati nel 2010 come fusione tra due
cover band, consolidatisi due anni dopo attorno alle figure di Paolo Veluti e Luigi Stefli (Stefano Schembari e Corrado Bertonazzi hanno partecipato alla registrazione del disco da membri “esterni”), i nostri si dimostrano fin dall’
opener “Metal gate” ottimi musicisti, ma nel prosieguo del programma riusciranno pure a dare prova di possedere i mezzi creativi necessari ad andare oltre un pur godibile strumentale di natura Maiden-
esca.
“Black sheep”, nonostante la sua evidente osservanza “classica”, è un dischetto sufficientemente vario e temperamentale, in grado di attingere anche a vaghe suggestioni
prog per offrire agli astanti un prodotto espressivamente persuasivo e vitale.
La voce di Veluti, non particolarmente potente, verosimilmente dividerà gli appassionati del genere, mentre per quanto mi riguarda è doveroso sottolineare la sua validità sotto il profilo interpretativo, un aspetto in grado di fornire un contributo significativo a stesure melodicamente intriganti e mai oltremodo banali.
Piacciono, infatti, le attraenti strutture armoniche di “Bridge of death”, le rarefatte atmosfere “epiche”di “I touch the sky with my hands” e le cadenze evocative di “The big sleep” e della fascinosa “This street”, tutto materiale di qualità più che buona, capace di attirare l’attenzione fin dal primo contatto.
D’altro canto “Nothing but my anger” e il suo gusto alla Metallica alterna spunti stimolanti a cadute di tensione, “Shining stars” avrebbe bisogno di una maggiore concisione e anche la trascrizione di "Lucy in the sky with diamonds” di Beatles-
iana memoria, sebbene denoti una certa personalità, non convince pienamente dal punto di vista emotivo.
Un esordio complessivamente positivo, per un gruppo che, per fronteggiare efficacemente la “spietata” concorrenza dell’
underground contemporaneo, dovrà impegnarsi nel rendere maggiormente “mature”, focalizzate e incisive le sue composizioni.
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