"La classe non è acqua"Un modo di dire che spesso viene usato a sproposito, ma che invece calza a pennello tanto agli
Armored Saint quanto il loro ultimo album, "Win Hands Down", un lavoro che tiene assolutamente fede al titolo e che, confrontato con quanto propone oggigiorno il mercato discografico,
vince a mani basse.
Gli Armored Saint non sono mai caduti nel tranello del conformismo, forse nemmeno quando con un po' di ingenuità hanno indossato le lucenti armature degli esordi, ma hanno sempre cercato di dare sfogo alla loro forte personalità musicale, senza mai correre il rischio di
svendersi, mantenendo un’invidiabile stabilità, con una formazione che è praticamente la stessa sin dagli esordi.
"La Raza" era giunto dopo un lungo silenzio, e sono comunque trascorsi altri cinque anni prima che i fratelli Sandoval e soci dessero alla luce un nuovo album, che scopriamo riprendere il filo del suo predecessore, sia nel songwriting sia per resa sonora, raggiungendo gli stessi ragguardevoli risultati che hanno assolutamente convinto il sottoscritto e credo tutti gli amanti della buona musica.. Metal.
Un caldo e intenso
blend di Classic Heavy, Hard Rock, soluzioni eclettiche che talvolta sanno di vintage e che allo stesso tempo guardano al presente, sia al British sound sia alle sonorità d'oltreoceano, con l'inconfondibile John Bush assoluto mattatore della scena a mettere il sigillo di garanzia alla tracklist di quello che è solo il settimo studio album nell'ormai più che trentennale carriera degli Armored Saint.
La prima parte del disco è quella più diretta e
frontale, a partire dalla stessa titletrack (pur con quel break dalle tentazioni Jazz) all'accoppiata "Mess" e "An Exercise in Debauchery" (messe alle corde dal drumming di Gonzo Sandoval), sino all'Hard Rock pregno di groove di "That Was Then, Way Back When", e che ad ogni modo non mancherà di lasciare il segno anche nel capitolo conclusivo, "Up Yours".
Nella seconda metà troviamo invece gli episodi dove gli Armored Saint osano ulteriormente, nelle pulsazioni della stupenda e sentita "In an Instant" (ispirata dall'attacco terroristico che aveva funestato la Maratona di Boston del 2013) e nelle mai banali melodie di "Dive", che si avvia su un tappeto di note suonate da un piano letteralmente sormontate dalla voce e dal carisma di Bush. Trova spazio anche quella che si rivela l'unica concessione al
mainstream cui si concedono gli Armored Saint, con il duetto di Bush con Pearl Aday, figlia adottiva of Meat Loaf e soprattutto moglie di Ian Scott, su “With a Head Full of Steam”, brano veloce con un bel taglio melodico e in grado di fare l'occhiolino a suoni più moderni.
Un disco che non va raccontato ... ma semplicemente
ascoltato.
Oh, when the Saints go marching in...
You want it all, but you can't
read it
It's in your face, but you can't
read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the
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